jack tramiel
È il 3 dicembre del 1928 e a Łódź, nel cuore della Polonia, nasce Idek Trzmiel.
La sua famiglia ha origini ebraiche, e con essa, nel 1939, viene trasferito nel ghetto della città di Litzmannstadt e poi al campo di concentramento di Auschwitz.
Successivamente inviato con il padre al campo di lavoro di Ahlem vicino ad Hannover, nell’aprile del 1945, con la liberazione da parte degli alleati, viene contattato dalla Hebrew Immigrant Aid Society che nel giro di due anni lo aiuta ad emigrare negli Stati Uniti pagando il suo biglietto da passeggero di linea per New York.
Così, due anni dopo, un diciannovenne Idek arriva a New York senza conoscere la lingua inglese e con in tasca solo 10 dollari. Cambia il suo nome in un più comprensibile Jack Tramiel e riesce a trovare lavoro in un negozio dove si occupa della riparazione di macchine da scrivere. Ciò gli permette non solo di acquisire esperienza nella costruzione di macchinari, ma anche di imparare la lingua. L’anno seguente, Jack si arruola nell’esercito, dove inizialmente presta servizio come cuoco ma presto viene assegnato al dipartimento manutenzione attrezzature da ufficio. Presta servizio in Corea nel 1950 e nel 1952, e una volta congedato, nella prima metà degli anni cinquanta, torna a lavorare nella società civile come taxista avviando nel contempo la sua propria societa di riparazione e vendita di macchine da scrivere: la Commodore Portable Typewriter. L’esercito ha svolto un ruolo molto importante nella sua vita e Jack vuole che il nome della sua società abbia un chiaro riferimento alla gerarchia militare.
Nel 1955 stringe un accordo con una azienda produttrice di macchine da scrivere in Cecoslovacchia. Al tempo, però, la Cecoslovacchia è un paese del blocco comunista, e quindi, per portare avanti i suoi affari, Tramiel è costretto a trasferire la propria attività a Toronto, in Canada, dove non vige il Meccartismo. Le macchine da scrivere vengono inviate a pezzi lì e successivamente assemblate, in questo modo è possibile eludere il divieto di importazione negli Stati Uniti. Chiama la nuova società Commodore Business Machines.
Nei primi anni Sessanta la società si quota in borsa, ma gli affari iniziarono a diminuire a causa della concorrenza delle macchine da scrivere giapponesi. Tramiel, su proposta del suo nuovo finanziatore Irvine Gould, decide di diversificare e vende il 17 per cento della società, con i soldi ottenuti la riconverte per produrre calcolatrici elettroniche utilizzando componenti elettronici del marchio Texas Instruments, e mai scelta fu più azzeccata. Gli affari vanno bene. Commodore riesce a contrastare l’assalto giapponese, ma vanno talmente bene che il suo fornitore di componenti, Texas Instruments, decide di produrre anch’essa calcolatrici, e così Commodore finisce nuovamente in cattive acque.
Ben conscio di questo voltafaccia e traendone le dovute conclusioni, Tramiel, decide di tagliare fuori Texas Instruments costituendo le proprie infrastrutture tecniche. A tal fine acquisisce una piccola azienda, la MOS Technology, dove sono in corso i lavori sul microprocessore 6502. È interessante notare che Tramiel allaccia contatti con Jobs e Wozniak volti all’acquisto di Apple Inc. ma alla fine, la transazione non ha luogo, secondo quanto si dice a causa di un disaccordo sulla cifra di soli 15.000 dollari.
L’evoluzione successiva per la società è l’ingresso nel mercato dei computer. Il primo modello è il personal computer Commodore PET 2001 del 1977 che diventa un grande successo nel settore educativo per uso scolastico ed accademico. La concorrenza di altri computer come Apple II e Atari 800, che hanno schermi a colori, induce Tramiel a spingere per la progettazione di nuovi dispositivi meno costosi e con maggiori capacità. Arriva così il Commodore VIC-20. Un vero successo. In tutto il mondo ne vengono venduti più di 2,5 milioni di esemplari. Inizia così una sorta di epoca aurea per Commodore, il cui picco commerciale è il lancio del Commodore 64. Il computer ha un chip grafico e sonoro e ad oggi è ancora il personal computer più venduto della storia.
Come dimostrano gli eventi successivi, dietro il successo di Commodore non c’era solo un grande prodotto, ma Jack Tramiel stesso. A seguito del conflitto con Irvine Gould, Jack Tramiel lascia Commodore, ma non l’industria. Per riconquistare maggiore autonomia e tentare lo sviluppo di nuovi computer fonda la Tramel Technology (toglie la “i” del suo cognome per semplificarne la pronuncia) e nell’estate dello stesso anno, il 1984, acquisisce la divisione Consumer di Atari, di proprietà della Warner Communications, che naviga in pessime acque a causa della crisi dei videogiochi dell’anno precedente. Una crisi indotta soprattutto nel Nord America a causa della enorme offerta, prezzi selvaggi e prodotti scadenti.
Così, Tramiel cambia il nome alla sua Tramel Technology trasformandola in Atari Corporation e utilizzando i fondi di magazzino per tenere in vita la società, il tutto mentre persegue lo sviluppo di nuovi dispositivi che avrebbero rilanciato il marchio negli anni seguenti.
Sebbene Jack Tramiel sia ricordato principalmente come uno squalo della finanza, è difficile definirlo solo come un semplice finanziere. Conosceva benissimo il settore in cui lavorava ( cosa che non si poteva dire di altri capitani d’azienda in quel periodo ) e lui stesso aveva contribuito a crearlo. Non solo sapeva come vendere, soprattutto sapeva come progettare e produrre. La sua risposta a tutto era sempre la stessa: farlo più efficiente ed economico. La sua storia, quindi, è fondamentalmente una storia di competenza nel mondo degli affari che, nel frattempo, si riassumeva in un solo, unico slogan: Dobbiamo costruire computer per le masse, non per le classi.