Intellivision
Ah, la vecchia scuola dei videogiochi. Che bei tempi di pionieristiche scazzotate erano quelli, vero? Qui in Italia lo scontro tra titani avvenne a partire dal 1982, e almeno inizialmente i due colossi che si spintonavano erano l’Atari 2600 e l’Intellivison di Mattel. Ognuno di noi, ragazzini neanche tanto brufolosi, ha avuto un compagno di classe ricco o un cugino agiato in possesso di un Atari o un Intellivision, e se per caso questi due soggetti si incontravano per strada, la zuffa era assicurata. Entrambi sarebbero stati disposti a giurare sui propri parenti fino alla terza generazione ( tranne le mamme. Quelle no. Le mamme si dovevano lasciar stare) che il proprio sistema di gioco era migliore dell’altro. Che i giochi che giocavano su uno erano migliori di quelli che si potevano giocare sull’altro. Ma quanto di vero c’era in questo? Quando cantavano le lodi della loro console, i fan di Intellivision erano soltanto dei palloni gonfiati oppure l’Atari 2600 aveva veramente tutti questi brutti giochi? Gran parte dello scontro si giocò sul campo del marketing, e lì, cari corridori miei, contro Atari non ce n’era per nessuno.
Vi faccio subito entrare in situazione. Siamo nel 1980 e Atari acquista la licenza per convertire Space Invaders sulla sua console VCS. Dal preciso momento in cui questo accade, Atari viene a conoscenza della formula per creare la pietra filosofale dei videogiochi, e sa chiaramente che quello è il modo vincente per venderli, ovvero: esportarli dalla sala giochi e importarli sulla sua console casalinga.
Negli anni successivi, Atari dedica una costanza febbrile nel mettere in pratica questo dogma e produce porting arcade, più o meno riusciti, a profusione. Questa cosa di importare i concept da altri media e altre realtà, col tempo si accentua ulteriormente sconfinando nel cinema, e lì si innesca un fail che ben conosciamo e non stiamo a ripetere oggi.
Meantime, però, sempre nel 1980, il produttore di giocattoli Mattel apre una sua nuova divisione, la Mattel Electronics, e immette sul mercato americano la sua propria console: l’Intellivision.
L’INTELLIgent teleVISION è tecnologicamente più avanzata del VCS e dispone di una grafica più realistica rispetto ai personaggi cubici dei videogiochi Atari. Ma (perché c’è sempre un grande “MA” in tutte le cose) il sistema non ha neanche lontanamente la ricchezza di giochi di cui dispone il VCS, tra cui, ovviamente, i titoli arcade come Asteroids e Missile Command che furoreggiano in sala giochi e sono proprietari dalla stessa divisione arcade di Atari.
Così, visto che la sala giochi è monopolio di Atari, Mattel Electronics lancia una ferocissima campagna pubblicitaria comparativa per mettere bene in chiaro, nella mente dei consumatori, la superiorità di Intellivision sul VCS nonostante tutto. E per rendere più incisivo il messaggio assolda come testimonial il giornalista George Plimpton. Un personaggio poliedrico amatissimo e ben conosciuto dal pubblico statunitense, la cui carriera spazia tra il giornalismo puro, l’editoria, la recitazione in un film western, il teatro, le competizione sportiva a livello professionale, la presentazione di programmi televisivi, e l’aver suonato il triangolo con la New York Philharmonic Orchestra diretta da Leonard Bernstein. Insomma, un cavallo di razza che fa guadagnare consensi a Mattel fin dal minuto zero.
Utilizzando il confronto tra i due sistemi di gioco, il messaggio di Plimpton e del marketing Mattel è semplice ed efficace: « grafica migliore uguale giochi migliori». La scelta di un testimonial del genere si rivela subito vincente, e come si avrà modo di scoprire poco prima della sua morte, nel 2003, George Plimpton ama sinceramente Intellivision. Quando gli viene proposto di diventare il suo portavoce, si fa inviare a casa entrambe le console, Atari VCS e Intellivision, ci gioca per un po’, e poi decide di firmare il contratto solo se la sua console lo soddifa più dell’altra.
Ovviamente, qui in Italia un cavallo di razza come Plimpton non ha ragione di correre, ma nonostante questo, quando esce sul mercato nel 1982, Intellivision viene molto ben accolto e le sue vendite si impennano già da subito. I due big che si giocano la supremazia sul mercato sono loro: Atari 2600 (fresco rinominato proprio quell’anno) e Intellivision.
Nel frattempo, negli Stati Uniti la campagna pubblicitaria testa-testa tra Intellivision e Atari 2600 furoreggia, e Mattel arriva addirittura a controbattere direttamente gli spot di Atari, scimmiottandoli ed evidenziando le contraddizioni del loro messaggio commerciale. Da una parte c’è Atari che veicola il messaggio: «Solo Atari ha i giochi che la gente vuole giocare e nessuno può paragonarsi ad essa». Dall’altro c’è Intellivision che ribatte con un sarcastico: «Anche Intellivision ha giochi altrettanto belli solo che la gente ancora non lo sa».
Le campagne pubblicitarie instillano nelle menti di una generazione di adolescenti i semi della console war. Attraverso la televisione, il duello tra i devoti di Atari e Intellivision si radicalizza, e lo fa talmente bene che tutt’oggi ci sono americani di mezza età che si scaldano ancora sostenendo fermamente che Atari sia meglio di Intellivision, o viceversa.
Dal canto loro, sia Mattel che Atari sparano tutte le cartucce a disposizione per accaparrarsi il favore del pubblico, e non sorprende di sapere che, trascinate dalla foga della console war, le due aziende siano diventate pioniere della pubblicità su grande schermo. Quando la battaglia si sposta dalla televisione al cinema, Atari e Mattel commissionano alcune delle prime pubblicità per prodotti di consumo da mostrare in sala, prima delle anteprime e la proiezione del film. Entrambi i loro spot sono lunghi circa 2 minuti e girati in un formato cinematografico a grande schermo su pellicola da 35 mm. Uno spettacolo a vedersi.
Ndr: Nel 1982, ovunque nel mondo, quando andavi al cinema e ti sedevi in sala, l’unica cosa che vedevi prima che iniziasse lo spettacolo erano le anteprime dei prossimi film in uscita (i trailers) e stop. Non c’era il rischio di sorbirsi un quarto d’ora di pubblicità che spaziavano dall’ultimo modello della Audi alla svendita di biciclette da “Masticione”, il ciclista di zona.
Lo spot di Intellivision si basa sull’idea di assistere a un notiziario “galattico”. Gli annunciatori appaiono sul grande schermo rappresentati nello stile pixelloso tipico di un gioco Intellivision, e riportano le notizie della giornata riguardo a eventi fittizi, fake news, e trucchi dei giochi best-seller di Intellivision.
Lo spot di Atari, invece, è una vera e propria sboronata tecnologica se rapportato all’epoca per la quale è stato prodotto. Commissionato alla compagnia di produzione Robert Abel and Associates, specializzata nell’uso della computer grafica negli spot commerciali e già coinvolta in vari progetti tipo TRON e il video musicale “Can you feel it” dei The Jacksons, lo spot si intitola “The Fly” e racconta la storia di un designer di giochi Atari (tipo Howard Scott Warshaw, per dire) mentre cerca di farsi venire una buona idea per un nuovo gioco. Attraverso un volo pindarico viaggia tra i giochi Yar Revenge, Asteroids, e Star Raiders prima di tornare al mondo reale e chiedersi: «Vediamo come sarà il prossimo gioco».
Non vi sto a dire che al tempo lo spot fece molta sensazione, se non altro per la sua sapiente combinazione tra grafica 2D/3D e immagini in presa diretta. Senza contare che i furbacchioni del marketing Atari lo fecero proiettare nelle sale americane immediatamente prima che iniziasse il film di Star Wars: Il Ritorno Dello Jedi.
Il fatto è che in Atari lo scontro con Mattel è preso molto seriamente, e regna una mentalità da guerra fredda tipo «noi contro loro». L’Intellivision è il nemico giurato, non ci sono storie, e il reparto Ricerca e Sviluppo passa due anni buoni, dal 1980 al 1982, a preparare la prossima console con la priorità che sia una “Intellivision Killer”. Grande è la sorpresa quando, pochi mesi prima del lancio ufficiale dell’Atari 5200, nell’agosto 82 appare sul mercato una nuova console concorrente denominata Colecovision, con caratteristiche più avanzate, licenze sui giochi arcade, e un adattatore che permette di giocarci sopra i giochi del VCS. BUM!
Di colpo la prima console war è già finita.
Se per Atari l’Intellivision è una spina nel fianco, il Colecovision si dimostra essere un pugnale fra le scapole. Ma per Intellivision è anche peggio perché, con la comparsa di un tale concorrente sul mercato, non è più la console con caratteristiche grafiche superiori a tutte le altre.
Le vendite di ColecoVision, di Atari 5200, di Vectrex, e di altre nuove console che gradualmente si aggiungono all’offerta erodono inevitabilmente le quote sia di Atari 2600 che di Intellivision, così la battaglia tra le due console volge inevitabilmente al termine, superata dal progresso tecnologico e l’incedere degli eventi, ma è la grande crisi dei videogiochi del 1983 a lanciare l’atomica sul mercato. Nel gennaio 1984, a seguito della crisi conclamata dell’intero settore, Mattel chiude la divisione videogiochi vendendo i diritti di Intellivision e i suoi giochi a una nuova società chiamata INTV, guidata da un ex executive marketing di Mattel Electronics che poi se ne libererà successivamente, determinandone un lungo passamano fino ai giorni nostri.
Atari sopravvive fino al giugno 1984, quando Warner la divide e vende la divisione consumer a Jack Tramiel.
Cosa resta della prima console war? Atari sembrerebbe esserne la vincitrice, ma a che prezzo? Quali sono le conseguenze?
Adesso, Atari è ricordata da quelli che c’erano tanto per i suoi giochi scandalosamente scarsi che per quelli clamorosamente belli. La percezione popolare ci induce a dire che praticamente tutti i ragazzini dell’epoca avessero un Atari 2600 in casa, e che forse proprio questo motivo ci ha fatto metabolizzare e tollerare il fatto che l’Atari 2600 fosse già una console obsoleta a quel tempo. In pratica, fama e infamia, ma soprattutto il marketing, hanno cementato l’Atari 2600 nelle nostre menti e da lì non si smuoverà mai più, nei secoli dei secoli, Amen.
Per quanto riguarda l’Intellivision, invece, ci ricordiamo che era di gran lunga la console più potente tra le due, ma non ha avuto né il tempo né l’opportunità di sferrare il colpo decisivo per affondare Atari e affermarsi definitivamente fra il grande pubblico. A prescindere dal suo minore impatto culturale e il prezzo più alto, Intellivision lascia ai retrogamer una ricca biblioteca di videogiochi di notevole qualità.