I figli dei retrogamers: cosa pensano?

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Chi ha figli saprà che i nostri giovanissimi virgulti amano fare sempre le stesse cose. Ripetere meccanicamente le stesse azioni, gli stessi rituali. In pratica sono abitudinari, e se si soffiano il naso devono controllare quello che hanno prodotto, quanti chili pesa, e se c’è pericolo per l’ascensor.
Nell’ottica di questo potenziale loop infinito, si dipana la vita del genitore retrogamer.
Ecco quindi che, con il mio mini-me di sesso opposto, mi cimento in un classico evergreen della paternità: scoprire cosa pensano veramente i tuoi figli.
Dopo un primo imbarazzo iniziale, con la mente in confusione sull’opportunità di raccontare le vicende accadute in una galassia lontana lontana, Viola si scioglie davanti al microfono e si abbandona ad una narrazione potente ma basilare: AMONG US.
Eh sì, Among Us. Tutti conoscono Among Us. Chi non lo sa giocare? Uno a caso? IO!
La meraviglia e lo stupore si riflettono nei suoi bellissimi occhi azzurri che mi seguono con attenzione mentre nella mia testa saltella Mino Damato; è come se camminassi sui carboni ardenti anch’io! Among Us?! Non sono sicuro di quello che dico. Qualcosa so a grandi linee, ma è no. Non so un cazzo!
Pian piano mi convinco che, in fondo, un gioco vale l’altro, e oggi c’è Among Us, domani chissà?
Alla fine mia figlia è comunque contenta, ride felice. Anch’io rido con lei.
Questo e altro per lei. I figli so’piezz’e’core.


Simone Guidi

Uomo di mare, scribacchino, padre. Arrivo su un cargo battente bandiera liberiana e mi installo nella cultura pop anni 80/90. Atariano della prima ora, tutte le notti guardo le stelle e aspetto che arrivino gli UFO.

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