Atari In Giappone
C’è una considerazione da fare quando si apprende chiaramente la storia di Atari, a prescindere che sia una storia tutto sommato simpatica e a tratti incredibile, si dipani su un periodo lungo quasi 25 anni, e si origini da un tizio che scelse di diventare un ristoratore di successo e mille altre cose pazze. Questa considerazione è: Atari è spesso stata gestita da coglioni.
C’è anche un’altra considerazione da tenere presente che è la diretta conseguenza di quella sopra, e forse è anche più importante. Questa considerazione è: e allora?
Molto tempo fa, sarà stato il 2013 o giù di lì, scrivevo i miei primi articoli per il sito di The Retrogame Machine usando molta sventatezza nel piazzare gli accenti e coniugando i tempi un po’ alla cazzo di cane ( come diavolo avete fatto a sopportarmi? Mioddio, come? ). Comunque, dicevo, a parte la cosa che a quei tempi esistevano ancora i blog su internet, facebook non aveva ancora fagocitato tutto, e che in redazione proponevo cose che solitamente venivano ignorate, andava bene così. Trovavo difficile anche solo firmarmi perché intimorito dalla statura che sfoggiavano i sedicenti esperti del settore, e meno che mai avrei pensato di mostrare il mio volto associandolo alle cose che producevo. Ammetto candidamente di essermi trovato lì quasi per caso ed era chiaro a tutti ( forse anche troppo) che facevo quello che facevo più per uso ridere che altro.
Eppure, a distanza di 7 anni, dopo aver visto l’evolversi della scena retrogaming e la piega che hanno preso tutti quelli che si erano auto investiti di un certo alone di legittimità, mi sento di affermare a cuor leggero che involontariamente ci avevo preso su quasi tutto quello che sarebbe accaduto.
Cioè: il retrogaming è stata una bolla momentanea che si è già esaurita? Sì. Il retrogaming è una cazzata? Anche no.
Quando è stato il momento, qualcuno ha detto quello che ha detto ( e ha fatto quello che ha fatto) perché era convinto di essere chissà chi? Sì. Tanti di loro sono stati in grado di ascoltare i consigli di quelli di cui si circondavano e che gli avrebbero consentito di trasformare la loro piccola realtà da barzelletta di Bombolo in qualcosa di dignitoso? No.
Perché?
Perché sono stati dei coglioni, ecco perché. Coglioni proprio come spesso sono stati i dirigenti di Atari.
Se ci fate caso, potete vedere la mia faccia nelle copertine dei podcast; perché non ho più remore; perché non me ne frega un cazzo di quello che dicono quelli bravi; perché se magari mi incontrerete da qualche parte potrete sussurrare all’orecchio di chi vi accompagna: «Lo vedi quello? Fa un Podcast di Retrogaming e mi fa sorridere quando lo ascolto», e forse trovare il coraggio di venirmi a stringere la mano.
Questa volta ho voluto approfondire il discorso riguardo alla storia di Atari in Giappone. Ne ho fatto una puntata che spero vi piaccia.
Mi rivolgo a voi, Atariani d’Italia. Se ancora siete vivi ( no, perché l’età è quella per tutti, eh?!) venite a me! Qui troverete informazioni, ricordi, e anticipazioni (tristi) su tutto quello che riguarda Atari. Faccio tutto alla mia maniera, nel modo più glorioso e dimenticabile possibile, scegliete voi come interpretarlo, ma intanto lo faccio.
Lo faccio perché sono un coglione? Sì, però lo faccio.
Voi cosa avete fatto finora nella vostra vita? Fatemi indovinare: di sicuro non un podcast sulla storia di Atari in Giappone.