Il Podcast sugli HOTEL ATARI

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Hotel Atari

Ogni volta che Atari tenta di concepire un prodotto di successo, un cucciolo di foca muore.
E non muore per la volontà di Dio come sorta di ritorsione verso Atari che sicuramente sfornerà qualcosa di aberrante o contro natura ( siamo tutti abbastanza grandi per dire che a Dio, se esiste, non importa nulla di noi, altrimenti come si spiegherebbero tutte queste console mini? Tutte queste strane console retro/weird post—moderne?), NO. Sono proprio i dirigenti di Atari che, dopo un lungo brainstorming in cui decidono di fare una nuova console marchiata Atari, escono e vanno a festeggiare massacrando i cuccioli di foca. Giuro. È così. È più forte di loro.
Le app sul telefonino, i cappellucci con gli speaker, le criptovalute, la nuova console VCS; non sono solo articoli problematici e controversi; sono centinaia di cuccioli di foca torturati e uccisi.
E ora è il turno degli Atari Hotel.
Chiamatemi cinico, ma all’inizio non ero così pessimista sul conto di Atari. Certo, un altro cucciolo sarebbe morto, ma forse non sarebbe morto invano. C’era del potenziale dietro al progetto della nuova console VCS, o almeno così credevo, e adesso… beh, tocca spiegarvi bene questa cosa degli hotel.

 

Tanto per cominciare, vorreste tornare negli anni ’80 per qualche giorno e farvi una partitina ad Asteroids o Centipede? Bene, se non avete una buona scorta di plutonio e una macchina del tempo nascosta in garage, potrebbe esserci un’alternativa. Atari scommette sui suoi ex clienti, ormai cresciuti, per rendere un successo il suo debutto nel settore alberghiero. Dopo aver messo la sua firma sul mondo dei videogiochi, dopo aver portato la console 2600 in tutto il mondo per un decennio buono, dopo essere stata assunta in cielo ed aver insegnato agli angeli a giocare ai videogames, Atari vive ancora fra noi, ma non è più quella di prima. Adesso ha la sua testa pensante a Parigi, negli uffici che una volta erano occupati da Infogrames, e il suo amministratore delegato, Frederic Chesneis, ha annunciato che si metterà a sponsorizzare alberghi.
Sì, avete capito bene, ALBERGHI. Sono stati stretti accordi commerciali con il GSD Group, un gruppo di quelli che una volta venivano definiti serenamente come “capitalisti di ventura”, gente ricca sfondata e fondamentalmente annoiata che sta sempre alla ricerca di progetti nuovi su cui investire i propri enormi capitali che altrimenti verrebbero tassati, e il gruppo immobiliare True North Studio, che si occuperà materialmente della costruzione e brendizzazione degli hotel. Cosa ottiene in cambio Atari dagli Atari Hotel? Beh, non meno del 5% degli incassi dell’intero business, ovviamente.

Ed eccoci giunti al momento in cui mi fermo, prendo un bel respiro, e mi tocca spiegare a tutti quelli che stanno già roteato gli occhi e sbuffando per l’ennesima stravaganza commessa da un brand iconico che la mossa di sponsorizzare Hotel non è poi così campata in aria. Sono in ballo parecchi soldi.
Lo so che voi retrogamers state soffrendo. Lo so che a vedere questi marchi rivivere e cimentarsi nelle cose più bislacche vi fa stringere il cuore. Lo so. Ma questa è la realtà e ci dovrete fare i conti, prima o poi. Io tento soltanto di addolcirvi la pillola dicendovi che i videogiochi sono ormai, IN GENERALE, un grande affare, e soprattutto in Asia, nel 2020, sono un GRANDISSIMO affare, dove gli eSport sono diventati più popolari di molti sport atletici. Capite cosa intendo? Ci sono posti nel mondo in cui, adesso, dirette di finali a Tekken 7 e Super Smash Bros sono seguite da più gente di quanto una partita di coppa Italia potrebbe mai ambire. Leggendo i freddi numeri, ci sono 2,5 miliardi di giocatori in tutto il mondo che hanno speso oltre $ 152,1 miliardi di paperdollari in videogiochi solo nel 2019, e il trend è in aumento del 10% su base annua.

Con dei numeri simili, delle proiezioni del genere, volete che i due capitalisti di ventura che stanno dietro al GSD Group, Shelly Murphy e il partner Napoleon Smith III, non abbiano la minima voglia di investire qualche spicciolo negli Atari Hotel? Stiamo parlando di gente come Napoleon Smith III che nel suo curriculum annovera cose tipo branding, fusioni e acquisizioni aziendali, e sviluppo di start-up come punti di forza, ha detenuto i diritti cinematografici delle Tartarughe Ninja al cinema insieme a Michael Bay e ha organizzato il gran premio automobilistico di Phoenix. Per gente come lui, mettere su una catena di hotel non dipende da quanto possa costare, dipende da quanto si senta annoiato. In un’intervista ha ammesso candidamente che l’idea di mettere in piedi l’iniziativa gli è venuta una notte, mentre guardava un episodio di Stranger Things. Giuro. Mi viene da ridere pensando che mentre guardo io Stranger Things l’unica cosa che mi viene in mente di fare è contarmi le rughe, mentre quando lo guarda lui pensa a un complesso sistema immobiliare per intrattenere gente e spremergli più soldi possibile.
E gli Atari Hotels offriranno proprio questo ai loro clienti: Intrattenimento. Sale convegni predisposte per i tornei e gli eventi correlati, camere a tema videoludico, non meglio precisate esperienze di realtà virtuali e aumentate, e pure una stretta collaborazione con Steve Wozniak e la sua Woz Innovation Foundation dedita alla “creazione di accessi e opportunità di educazione tecnologica per i bambini”.
La costruzione del primo hotel è programmata a Phoenix entro la fine di quest’anno, mentre altri hotel sono previsti ad Austin, Las Vegas, Denver, Chicago, Seattle, San Francisco e San Jose. Insomma, magari questi alberghi non saranno il top, magari saranno soltanto alberghi preesistenti con sopra affisso un logo Atari stilizzato in un elegante neon rosso che tenterà di strapparli alla mediocrità. Difficile dire dove condurrà questa ennesima operazione di marketing.
Di sicuro sarà più economico che procurarsi una partita di Plutonio e costruirsi una macchina del tempo in garage, non credete?


Simone Guidi

Uomo di mare, scribacchino, padre. Arrivo su un cargo battente bandiera liberiana e mi installo nella cultura pop anni 80/90. Atariano della prima ora, tutte le notti guardo le stelle e aspetto che arrivino gli UFO.

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