KENOBIT san e i cavalieri dell’onda quadra

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Vi ho già raccontato dell’ultima volta che andai a vedere Kenobit? Non fu una bella serata, ma non dipese neanche da Kenobit del resto, fatto sta che l’altro giorno sbatto contro un suo tweet in cui annunciava di esibirsi alla Lucca Chiptune Night insieme ad altri Chiptuners. Ovviamente mi gaso abbestia. Contatto Nicola Canali, uno dei 4 ascoltatori del nostro podcast che risiede nella città delle mura, e insieme pianifichiamo la serata. Una volta custodite le figlie, governate le fidanzate, distratte le mogli, abbiamo affrontato al meglio l’evento travestendoci da giovani smarriti dall’identità plurima, come va di moda adesso, per meglio confonderci nell’ambiente circostante.
Vi dico subito che mi sono divertito in un modo assurdo ascoltanto la buona musica chiptune dei cavalieri dell’onda quadra e olfando antichi afrori che mi hanno ricordato i bei tempi di quando le montagne erano verdi e prati ammantati d’erba.
E su tutto questo ha trionfato un uomo solo: KENOBIT, che con il suo gameboy ha picchiato giù duro fino a far tremare i pilastri, non del cielo, ma delle mura di Lucca, quello sì.

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QUESTA È SPARTA! (E questo è il mio Gameboy)

Io e Nicola siamo lanciatissimi, a bordo del suo coupè da veri galli viaggiamo spediti verso il PRODOTTO NON CONFORME, un posto infrattato a casa di Dio, figo quanto un mix tra il Baraonda del Cinquale e il Cencio’s club di Prato. Mentre siamo lì seduti ripassiamo le parole da giovane da usare il prima possibile in ambienti come quello: «Uè sfitinzia, troppo giusto, troppo scarso, spinello di droga». Ormai è troppo tempo che siamo fuori dal giro e non ricordiamo più i codici, il linguaggio è cambiato.
Da veri matusa siamo già nel parcheggio alle 22.30 e quando entriamo ci accolgono due bucanieri che si fregiano dell’appellativo di baristi. Sopra le loro teste sovrasta questo cartello.

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Sorridi, merda, che domani sei una foto sul marmo

Stasera mi sento veramente in palla e per questo ordino una spericolatissima coca on the rocks, Nicola invece è di tutt’altra pasta e decide di andarci giù duro con un severo Jägermeister, ché siccome abbiamo mangiato la pizza diavola e dopo non digerisce bene. Due MILF ci mostrano il fianco al banco del bar, ma decidiamo che sono sufficienti già le nostre che ci aspettano a casa e non è il caso di perseverare.

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Disegno originale di Andrea Camerini

Eccitato comincio ad esplorare il posto, sul retro il palco è già montato e quando lo vedo esclamo: “Libidine!”. Dei ragazzi nelle nostre vicinanze ci riconoscono subito come loro coetanei e si presentano; uno è Andrea Venturi e assomiglia pericolosamente a Super Mario ma con una pettinatura diversa, l’altro è Iacopo Tucci, uomo di poche parole e gentilissimo. Andrea ci introduce ai rudimenti del mondo chiptune e nell’arco di 10 minuti buoni ci trasmette un archivio zippato di tutte le sue conoscenze nell’ambito, i suoi allacci nell’ambiente del retrogaming, le sue origini geografiche, culturali, genetiche, l’uomo, l’universo e tutto quanto. A questo punto siamo pronti e il gas è a mille, manca solo lui, il protagonista, Kenobit. Eccolo lì!

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Ammiratelo!

Ce l’ho proprio davanti e dentro di me gli dedico un applauso. Fabio Kenobit Bortolatti, regaz, ma ci credereste? Quello degli streaming da casa sua con Andrea Babich, quello che è cresciuto musicalmente con Moroder e i Kraftwerk, quello del Podcast Outcast. Pensate che bello. Ma procediamo con calma. Applaudiamo tutti mentalmente il Kenobit, dicevo, che ci passa accanto trasportando una pila di scatoloni. Andrea lo ferma: «Fabio ho degli amici da presentarti». Lui ci guarda e sembra si sia svegliato da tre minuti, io che tengo la faccia di uno che si siede al ristorante e ha l’aria di essere stato già servito lo capisco benissimo. Gli stringo la mano, stavolta veramente, e dentro di me non riesco a pensare che a un banalissimo: Però lo facevo più alto.
Kenobit dice che ci aspetta una serata speciale, che suoneranno con lui dei chiptuners coi controcoglioni, che il divertimento è assicurato. Io lo guardo bene in faccia e…Ci credo! Nessun dubbio mi passa per l’anticamera del cervello. Penso: Ma sì, dai, che cazzo me ne frega? Me lo dice Kenobit che fa i retrostreaming, fa concerti chiptune accross the Europe, fa il podcast Outcast… Tempo mezz’ora e il posto si riempe di fauna. Si spengono le luci e inizia la musica. Chissà come sarà?

Tokyo Apartments

Gli apripista sono i Tokyo Apartments, ma aspetta un attimo. Voi sapete com’è la musica chiptune, vero? Voglio dire, avete un’idea di cosa ascoltereste se veniste ad un evento come questo? Gente come i Tokyo Apartments, Kenobit, e, come successivamente leggerete, Harleylikesmusic, si possono definire musicisti o no? Kenobit è un retrogamer amico nostro o è, scusate tanto, un artista? Anzi, doppie scuse, un DJ? Beh, per quello che vi posso dire io, e per il poco che ho avuto la possibilità di ascoltare, la chiptune è un’eccezione ai limiti della musica così come noi l’abbiamo tradizionalmente intesa. Ha alcuni elementi che possono rientrare nel genere classico, come ad esempio le coverizzazioni elettroniche di pezzi molto popolari, altri invece la spingono al limite con l’uso sfrenato di tempi accellerati e suoni particolarissimi che con il mainstream musicale c’entrano poco o niente. Per i completisti c’è sempre una voce su Wikipedia, ma per tutti gli altri c’è la consapevolezza di stare ascoltando qualcosa di veramente particolare e, soprattutto, unico. Può andar bene così? Pace fatta? Perfetto. Però adesso stanno suonando i Tokyo Apartments, senti là che roba.

 

La presenza di Fabio Kenobit Bortolotti nei dintorni, cari amici, non era di certo casuale. Adesso è lui quello che deve salire in cattedra e impartire a tutti i rigidi dettami della musica chiptune. La storia fondamentalmente è la stessa ma è impossibile non notare come Fabio abbia deciso di rendere omaggio ai classici di una generazione coverizzando le colonne sonore dei cartoni animati, uno su tutti: KEN IL GUERRIERO. L’uso di suoni asciutti e la costruzione di certi passaggi graffianti derivano inequivocabilmente dal chip sonoro di un semplice Gameboy, si capisce però che tutto è spezzato, frantumato e riassemblato da Fabio in modo estremamente personale e d’effetto.

 

Cioè, mentre ascolto Kenobit che coverizza Jeeg sono consapevole di essere di fronte a un’esposizione musicale bizzarra e affascinante. Un esercizio di stile esteticamente e formalmente ineccepibile che a un certo punto potrebbe avere anche una svolta Tecno se solo un umile Gameboy avesse la potenza per permetterlo. Quello che interessa a Kenobit, qui, ora, mentre coverizza Jeeg Robot, è evidentemente altro; lavorare a livello sonoro e, perchè no, estetico sullo scheletro musicale della canzone.

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Consultare il dizionario alla voce “Strumenti del mestiere”

Arrivati poco dopo la mezzanotte sale in cattedra l’ultimo dei tre, non per togliere dei meriti a nessuno ma indubbiamente è il pezzo forte della sarata, e lo si capisce da subito. HarleyLikesMusic è inglese e collega il suo Gameboy Advance all’impianto. Quello che ne esce fuori è una musica qualitativamente più corposa rispetto a quelle ascoltate in precedenza, meno spigolosa e con momenti in cui il muro che la separa da un pezzo trance dance si riduce ai minimi termini ma sempre riuscendo a non crollare.

HarleyLikesMusic

Dalle somme vette della mia ignoranza chiedo spiegazioni a Kenobit e lui, molto gentilmente, mi dice che nella chiptune il divario hardware è molto importante, cioè, i samples che vengono elaborati per essere riprodotti su un Gameboy Advenced con tutta probabilità impallerebbero un normale Gameboy. La musica Chiptunes stà tutta lì. Riuscire a spremere il 100% dell’hardware che hai a disposizione per spingerti sempre oltre, cercare sempre nuove soluzioni in nome della musica senza ricorrere al doping tecnologico. Chapeau.

Tavolo Merch

E allora? Ci è piaciuta la Lucca Chiptune Night? Sì. A me è piaciuta. Perché, oltre a permettermi di conoscere delle persone molto interessanti a un certo punto mi ha rapito, e ho smesso di aspettarmi qualcosa che ormai sono abituato a sentire nel circuito mainstream.
Ho avuto l’opportunità di ascoltare dei bravi Chiptuner e di parlare con Fabio Bortolotti, un ragazzo di 34 anni che sta vivendo una vita a mille, gira l’Europa suonando la musica che gli piace, delizia noi retrocosi con gli strimmini da casa sua, e non esita a fare due chiacchiere con chiunque desideri rivolgergli la parola, e lo sapete perchè? Perchè Kenobit fondamentalmente se ne fotte. Se ne fotte del fatto che noi ci ostiniamo a cercare di inquadrarlo in una categoria preesistente, in un genere musicale ampiamente conosciuto, digerito e universalmente metabolizzato anche dal gatto. Se ne fotte del fatto che davanti a lui ci siano 1000 persone come 10. Se ne fotte del fatto che ai suoi concerti venga gente come me, che gli sta 10 anni avanti all’anagrafe e il massimo dell’epiteto che può rivolgergli è: «Tamarro!». Anzi, sapete cosa? Secondo me Kenobit se le cerca proprio. Sembra quasi che tutto quello che faccia sia destinato a soddisfare le aspettative di un pubblico che lo riconoscerà unanimamente come un Genio. È sicuramente una forma di autolesionismo la sua. Chi glielo fa fare di fare sempre il Genio? Ci sta prendendo tutti per il culo, lo so. Comunque io non smetterò di seguirlo.

Fabio Slow Motion


Simone Guidi

Uomo di mare, scribacchino, padre. Arrivo su un cargo battente bandiera liberiana e mi installo nella cultura pop anni 80/90. Atariano della prima ora, tutte le notti guardo le stelle e aspetto che arrivino gli UFO.

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