Omaggio a VIDEO GIOCHI del Gruppo Editoriale Jackson

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VIDEO GIOCHI

Immaginate la scena. Sono i primi anni ’80 e il boom dei videogiochi e dei computer domestici sta esplodendo in tutta Italia. Da Milano a Palermo, le case di tutto il paese sono invase da microcomputer e console, mentre nel 1983, migliaia di bambini italiani strappano eccitati la carta di un regalo di Natale o di compleanno trovandoci dentro un Atari 2600, uno ZX Spectrum e, molto probabilmente, un Commodore 64.
I videogiochi, insieme alla BMX, sono il regalo più ambito dalla stragrande maggioranza dei ragazzini, e molti genitori senza una vaga idea di cosa siano o come si possano giocare, si sentono quasi obbligati a separarsi da ingenti somme di denaro per donare alla propria prole la possibilità di giocarli, acquisendo, di conseguenza, le abilità necessarie per affrontare la vita nel XXI secolo prossimo venturo. In questo clima di isteria tecnologica l’unico vero punto di riferimento per la nuova generazione elettronica è rappresentato dalle riviste informatiche come VIDEO GIOCHI e, successivamente, ZZAP! Del primo vorrei provare a parlarvi e, credeteci, un mondo fatto così è esisitito veramente! (non sono pazzo. Mia madre mi ha fatto controllare).

 

Chiariamoci, negli anni ’80 la maggior parte degli adolescenti ha solo una cosa in testa, che poi è sempre quella che ha in testa anche adesso nel 2020, ma al secondo posto si piazzano sicuramente i computer.
Elaborare testi? Forte!
Produrre un foglio di calcolo? Comodo!
Creare un database? Utile!
Ma senza dubbio la maggior parte di loro è interessata ai videogiochi. Amen.

Proprio come il business della musica negli anni ’60, l’industria dei videogiochi degli anni ’80 è in crescita esponenziale. In Europa, nel 1984, i videogiochi per computer e console vengono venduti in gran numero ed è subito evidente che il mercato stia smuovendo un bel po’ di soldoni profumati. Non sorprende, quindi, che decine di nuove software house e migliaia di nuovi giochi, soprattutto per computer, raggiungano gli scaffali.

Videogiochi di menare

Per i brufolosi che si incistano in sala giochi, perennemente affamati di nuovi videogiochi, è una benedizione. Adesso che possono giocare anche a casa, e con il progressivo dilagare dei microcomputer a discapito delle console, ci sono centinaia di nuovi titoli in uscita ogni mese. Mai prima di allora ci sono stati così tanti giochi tra cui scegliere. Tuttavia, la cattiva notizia è che una percentuale molto grande di questi giochi fa schifo alla merda.
Molti editori producono videogiochi solo per soddisfare la domanda e con ben poca attenzione alla qualità o al consumatore. Escludendo il caso italiano che in quegli anni lì è il WestWorld della pirateria, e considerando che il prezzo medio di un videogioco originale è molto elevato per le paghette dei giovanissimi, bisogna andarci cauti con gli acquisti, ponderarli per bene, ché se è vero che la vita è una tempesta, prenderlo nel culo è un lampo. D’altra parte molti videogiochi decorano le proprie confezioni con splendide opere d’arte che nascondono la mediocrità del prodotto, oppure, si affidano a campagne pubblicitarie massicce che fanno intendere una cosa per un’altra.

 

In questa era ultralenta e pre-internet, un grande punto di riferimento per l’acquisto di un videogioco è rappresentato dalle riviste informatiche. VIDEO GIOCHI del Gruppo Editoriale Jackson e ZZAP! della Edizioni Hobby sono solo due delle riviste più lette tra la prima metà e la seconda metà degli anni ottanta, mentre molte altre si affiancano cercando di emularne il successo senza mai raggiungere gli stessi picchi di popolarità.

video giochi

La rivista VIDEO GIOCHI, in particolare, è la prima rivista italiana dedicata ai Videogiochi. Creata dal giornalista e imprenditore Riccardo Albini, il quale riunisce intorno a sé un’eccellente redazione nota sotto il nome di Studio Vit, inizia una rivoluzione editoriale senza precedenti in Italia: la rivoluzione del giornalismo videoludico.
Osteggiato dal cosiddetto giornalismo “serio”, Albini riesce a creare qualcosa di mai visto prima, miscelando sapientemente il format delle riviste videoludiche statunitensi con le tendenze nostrane, e arruolando in redazione i lettori più talentuosi rendendosi subito conto di quanto fosse più facile trasformare i giocatori in giornalisti piuttosto che il contrario.
Nel suo momento di massimo splendore, si dice che VIDEO GIOCHI riuscisse a tirare fino a cinquantamila copie, un successo editoriale non da poco che segna un’intera generazione di giovanissimi videogiocatori ( tra cui il sottoscritto), i quali lo prendono come unico punto di riferimento quando si deve trattare di videogiochi.

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Allora, voi non ci crederete ma quel Dexter lì l’ho disegnato io a 12 anni! VIDEO GIOCHI n.21 – Grazie RetroEdicola

In tempi come quelli, in un’Italia come quella, dove qualsiasi cosa di troppo nuovo viene sistematicamente osteggiata, per poi essere denigrata, ed infine imitata (Dylan Dog ripercorrerà quello stesso schema verso la fine del decennio), lo Studio Vit scrive i dogmi di quella che sarebbe diventata l’editoria di settore, mentre i lettori si riuniscono in vere comunità che trovano voce nelle rubriche come “Il Posto Della Posta” e, soprattutto, “LovoglioNonlovogliopiù”, il mercatino dove, in tempi di telefono a gettone e lettere scritte a mano, è possibile mettersi in contatto con altri appassionati che intendono vendere/scambiare videogiochi e consoLLe (come si diceva una volta) con due “elle”.
Mentre tra i lettori i semi della console war germogliano, su VIDEO GIOCHI trova spazio anche una sezione dedicata agli arcade denominata “Al Bar” e curata da Maurizio “IUR” Miccoli, recordman ed esperto videogiocatore che ho avuto il piacere di incontrare e intervistare all’edizione 2016 di QUELLI CHE… I VIDEOGIOCHI. Il Miccoli, signore dai modi garbati di tempi ormai vetusti, è uno che quando gioca agli Arcade indossa sempre un guanto. Questo per dirvi a che livello di finezza e professionismo si naviga su questo blog, brutti cafonacci che non siete altro.

video giochi
Lo so cosa state pensando, ma sappiate che IUR è uno che sorride DENTRO.

Con il numero 36 dell’Aprile 1986, lo Studio Vit abbandona in blocco VIDEO GIOCHI per passare alla realizzazione di ZZAP!, la versione ufficiale italiana della testata inglese Zzap!64, rivista di settore più importante e famosa in quel del Regno Unito. Per parlare di ZZAP! ci sarà certo bisogno di un altro articolo.


I motivi dell’abbandono dello Studio Vit sono molteplici, ma uno spicca su tutti: la crisi del mercato dei videogiochi che dagli Stati Uniti si ripercuote sul mercato europeo con 2 anni di ritardo.
Nel 1985, le vendite dei giochi su cartuccia sono in calo verticale e seguono quelle delle console lentamente sostituite, e poi surclassate, dai microcomputer. Il Gruppo Editoriale Jackson prende atto della situazione e pianifica, sebbene in via non ufficiale, la chiusura della sua rivista.
In quel mercato in contrazione, Albini e soci intuiscono di avere i giorni contati e prendono contatto con la Edizioni Hobby imbarcandosi nel progetto ZZAP! che, concentrandosi sul mercato degli home computer a 8 bit in forte espansione, assicura ancora una prospettiva lavorativa.
Il contributo di Riccardo Albini e dello Studio Vit alla generazione 80 resta encomiabile e ogni retrogamer che si rispetti gli deve molto. Un paio d’anni fa, Fabio Kenobit Bortolotti e Andrea Babich ebbero la fortuna di ospitare Albini sul loro canale youtube. Lascio il video qui sotto e invito ogni retrogamer a fare la sua conoscenza.

NDR= Tutte le scansioni delle riviste che potete ammirare in questo articolo sono state prese dal sito di RETROEDICOLA VIDEOLUDICA. Un’associazione che si pone l’obbiettivo la preservare in digitale tutte le Riviste Videoludiche pubblicate in edicola. Un grazie a Mauro Corbetta e a tutti i suoi collaboratori.


Simone Guidi

Uomo di mare, scribacchino, padre. Arrivo su un cargo battente bandiera liberiana e mi installo nella cultura pop anni 80/90. Atariano della prima ora, tutte le notti guardo le stelle e aspetto che arrivino gli UFO.

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