amiga
La storia dell’informatica è fatta da tizi che perdono il treno. Cioè, loro sono bravi, si impegnano, ma quando l’occasione gli si para davanti se la lasciano sfuggire… così, perché: a) Un po’ non la riconoscono b) Quando la riconoscono non credono che valga la pena prenderla.
In questo eterno Trainspotting elettronico sono rimasti incastrati tanti personaggi sconosciuti perché, ovviamente, noi conosciamo solo quelli che il treno l’hanno preso.
Così ci ricordiamo bene di Steve Jobs come uno dei più brillanti innovatori di questo siliceo ambiente, e gli diamo la paternità del primo sistema operativo a finestre (quello del Macintosh) quando invece l’idea l’aveva ciulata a quelli della XEROX, che già stavano in bolletta e non avevano più neanche i soldi per far cantare un cieco.
Tutti ci ricordiamo di Bill Gates come colui che ci consegnò il DOS, mentre, invece, l’aveva comprato da Tim Paterson, che viveva in uno scatolone col gatto e per 100mila dollari glielo svendette incluso il gatto.
E poi tutti ci ricordiamo del Commodore Amiga, che però ha rischiato di essere un Atari Amiga. Sorpresi? Vi ho lasciato qualche secondo per metabolizzare la notizia. Adesso però Lasciate che vi racconti. Siete pronti per la consueta storia dell’informatica FOR DUMMIES? Si? E Allora è il momento di un po’ di pubblicità.
Mi scappa forte di fare una nuova console
Sembra strano ma il Commodore Amiga inizia la sua vita in Atari. L’Atari bella, l’atari figa, l’Atari stellare di Kassar.
Il sig.Jay Miner, già ingegnere presso l’azienda del Fuji-logo e creatore nel 1979 dell’home computer Atari 800, ha una visione che lo catapulta avanti di 5 anni. Vuole creare una console basata su un processore a 16 bit con drive floppy disk incorporato il cui sviluppo sia semplice ed economico.
È il 1980, e in quel momento i dirigenti di Atari nuotano nei ricchi dividendi guadagnati dalla console VCS e dai computer 8-bit, per cui gli rispondono: « A Gei Mainer, scialla un pochetto che noi stamo a nuotà naa piscina piena di paperdollari ».
Vabbè, non gli viene detto esattamente così, ma la sostanza è che per non rischiare di ridurre le vendite dei sistemi più popolari, la dirigenza non permette a Miner di realizzare la sua idea.
Jay ci resta parecchio male e la cosa gli fa brutto, talmente di brutto che decide di togliere il disturbo licenziandosi.
Ma quando ti scappa di fare qualcosa, voi mi insegnate che la si può tenere per un po’ ma poi bisogna per forza rinchiudersi da qualche parte e farla uscire. A Miner gli riscappa l’idea dei 16bit 2 anni dopo, nel 1982, quando incontra un altro ex-Atariano come lui, tale Larry Kaplan, che non è altro che uno dei 5 co-fondatori di Activision e creatore di quel giochino siNpatico che fu Kaboom!
Kaplan si innamora subito dell’idea di Miner e ci crede così tanto da mollare Activision per avviare una nuova società videoludica che, almeno inizialmente, ha l’obiettivo di sfornare una nuova console a 16-bit e tanti videogiochi per la piattaforma Atari 2600 che serviranno per finanziarla.
C’erano 3 dentisti in Florida…
Da dove si comincia? Per mettere su un’azienda del genere ci vogliono tanti soldi! Ma in America, all’inizio degli anni ’80, la realtà supera di gran lunga la fantasia e succede che Jay e Larry trovino 3 dentisti in Florida che li finanziano con ben 7 milioni di paperdollari. Così. De’ botto. Senza senso ecco che, in men che non si dica, la Hi-Toro è bella e che formata.
La Hi-Toro ha due divisioni: una per la produzione di giochi e periferiche per Atari 2600, e l’altra per sviluppare la nuova console che prende il nome in codice di “Lorraine”, che poi è anche il nome della moglie del CEO, Dave Morse.
La società commercializza varie periferiche di successo per il 2600 e pubblica anche diversi giochi.
I risultati, però, non sono eccezionali e Hi-Toro riesce appena a tenersi a galla. Guadagna giusto il necessario per portare avanti il progetto Lorraine e di certo non naviga nell’oro.
Miner è a capo del progetto ed è anche molto ambizioso. Vuole una macchina con funzionalità avveniristiche, molto più potente dei suoi contemporanei già presenti sul mercato, e molto meno difficile da sviluppare e programmare; in pratica l’esatto contrario dell’Atari 2600.
La sua macchina sarebbe stata in grado di visualizzare fino a 4.096 colori; una cosa senza precedenti nel settore dei videogiochi. Ma cosa più importante rispetto alle sue prestazioni e funzionalità, Lorraine sarebbe stata una piattaforma facile per gli sviluppatori che non avrebbero avuto bisogno di nessuna speciale workstation di sviluppo per creare i giochi. Lorraine avrebbe fornito loro tutto il necessario: un bundle unico già comprensivo di tastiera e un floppy drive da 3,5″.
Proprio quando lo sviluppo di Lorraine sta ingranando la quinta, la Hi-Toro è costretta a cambiare il suo nome dopo che salta fuori una società di tosaerba giapponese che già ne detiene i diritti. Il nuovo nome dell’azienda, scelto da Dave Morse, diviene “Amiga”, dal portoghese “amica”, termine che ispira fiducia e familiarità al contrario di molti concorrenti dell’epoca che hanno nomi tecnologici e incomprensibili.
Quando meno te lo aspetti, l’APOCALISSE
Alla fine del 1983, l’industria dei videogiochi è sull’orlo del collasso. Tecnologicamente, Atari non ha aggiornato la sua linea di console dalla fine degli anni ’70, e la maggior parte dei consumatori è stanca di un’offerta videoludica congelata su soli 8-bit.
Dopo una serie di giochi fallimentari immessi sul mercato, lanciati tra squilli di trombe e fanfare dagli ormai troppi sviluppatori (tra cui Pac-man e il famigerato E.T. tutti già coperti da bellissime puntate di Atariteca), il mercato collassa. Warner Communication, la società proprietaria di Atari, vede precipitare le vendite e molte società di sviluppo giochi cessano l’attività causa crisi.
Amiga non è immune da questo tonfo ed è costretta a ridimensionarsi cercando altri investitori a cui attingere visto che i ricavi relativi ai prodotti x Atari 2600 sono precipitati. E su tutto questo incombe la prima uscita in pubblico del Lorraine, prevista per il CES (Consumer Electronics Show) del 1984 a Chicago. Un appuntamento apparentemente impossibile da rispettare visto l’andazzo.
Amiga decide di mollare i progetti dedicati all’ Atari 2600 e concentra tutte le sue risorse sul progetto Lorraine che viene diviso a sua volta in due gruppi di lavoro.
Un gruppo, diretto da Jay Miner, si focalizza sul completamento dell’hardware, mentre l’altro, guidato da Dale Luck, deve creargli un adeguato sistema operativo.
La progettazione dell’hardware è quasi terminata già alla metà del 1983, e si concentra principalmente sulla miniaturizzazione dei componenti. Dall’altra parte, la squadra software è però molto indietro e la scadenza del CES sembrava impraticabile.
Nonostante tutto, Amiga tenta la mossa del giaguaro e decise di andare lo stesso al CES. Invece di sviluppare un intero sistema operativo, la squadra del software crea diverse demo per sfoggiare l’abilità tecnica della macchina. La più popolare e impressionante di queste demo è “Boing Ball”, dove una sfera a scacchi rossi rimbalza sui bordi dello schermo.
Nel giugno 1984, Amiga è pronta per il CES…O quasi. Il prototipo da esibire è su 4 differenti basette e non nel case personalizzato che Miner ha progettato. Tutto è così fragile che per scaramanzia quelli di Amiga prenotano i posti per il viaggio a Chicago sotto il falso nome di “Joe Pillow” (Giovanni Cuscino). Nonostante tutto, il prototipo riscuote un buon successo e tanti apprezzamenti dai molti visitatori impressionati. Ma a parte le pacche sulla spalla e i complimenti, di nuovi investitori per completare il progetto nemmeno l’ombra.
Chi non muore ( o è moribondo) si rivede
Atari è presente al CES e rimane colpita dalle potenzialità di Lorraine. In quel momento storico è ancora Atari Inc ma Jack Tramiel sta già suonando il citofono al palazzo della Warner. Comunque, a prescindere che fosse Atari Inc o Atari Corp, da perfetti CRETINI che sono, invece di farsi avanti per investire nella società a titolo definitivo, provano a tirargli un trappolone. Atari offre un prestito di 500mila dollari ad Amiga per ripianare i debiti in cambio del design della scheda madre di Lorraine e gli impone una clausola che tale prestito debba essere restituito entro un mese, pena l’acquisizione dell’intero progetto da parte di Atari.
A nessuno in Amiga piace quell’accordo, ma l’acqua è alla gola e non ci sono alternative, tocca accettare. Atari sa che Amiga è alla canna del gas e non è in grado di restituire il prestito per tempo, e tira a farsi cedere Lorraine per una piccolissima frazione del suo prezzo reale.
Molti degli ingegneri di Amiga sono pienamente consapevoli che Atari non ha alcun interesse per la squadra degli sviluppatori, vuole solo il chipset da poter impiegare in un qualche tecno-coso a 16-bit per contrastare la rivale del momento, la Commodore, che dal canto suo naviga in alto mare con un progetto di computer a 16-bit basato su Unix.
Ma siccome il nemico del tuo nemico è tuo amico, parallelamente Amiga cerca di trovare agganci anche in Commodore. Vedi mai che che questi della grande “C” ci assumano in blocco.
Arriva la cavalleria
Nel frattempo in Atari succede la rivoluzione. La Warner vede le carte del commercialista e si accorge di avere tra le mani un’azienda con uno SBIRIGLIONE di debiti. La scinde in due tronconi e vende la divisione home computer e console a Jack Tramiel, ex CEO di Commodore, fresco dimissionario dalla sua vecchia compagnia. È il primo di luglio 1984, Atari Inc muore e il suo posto viene preso da Atari Corp. Tramiel, però, sa bene che l’affare Lorraine è molto più che un semplice capriccio, è la porta attraverso la quale entrare trionfalmente nella prossima generazione di computer e console, e da buon ex-commodoriano quale è, sa anche che Amiga sta provando a infilare il piede in due staffe, cercando di sfilarsi in qualche modo da Atari per consegnarsi a Commodore. Cerca, quindi, di marcare il territorio citando in giudizio Commodore e Jay Miner, rivendicando l’esclusiva dell’accordo. Cascasse una pannocchia, il Lorraine è di Atari fin quando il debito non verrà estinto.
Dall’altra parte della barricata, la Commodore riceve una querela dal suo ex direttore e si chiede quanto importante sia realmente questo fantomatico affare Lorraine se un vecchio squalo come Tramiel ci tiene così tanto. Beh, non ci mettono molto a capire, e con una contromossa da manuale, pagano LORO il debito di Amiga e la inglobano come sussidiaria.
Il progetto Lorraine viene ribattezzato “Amiga” e sarebbe stato rilasciato sul mercato nel giro di un anno. Commodore non ha alcuna esperienza nel mercato delle console e decide di lanciare l’Amiga nella forma di Home Computer. Il degno successore del suo grande campione, il Commodore 64.
La guerra a 16-bit fra Atari e Commodore
La Atari Corp di Tramiel non ha, però, intenzione di cedere il mercato a 16 bit così facilmente. Riesce comunque a produrre un proprio computer, l’Atari ST, e a rilasciarlo sul mercato prima di Amiga. La macchina non è impressionante come il suo antagonista ma è abbastanza buona per molti utenti domestici e soprattutto per chi fa musica.
Commodore è turbata dalla comparsa dell’Atari ST, ma questo non gli impedisce di lanciare Amiga con una sfarzosa presentazione al Lincoln Center di New York l’11 Luglio 1985.
Vennero invitati Andy Warhol e Debbie Harry per illustrare al pubblico le straordinare capacità della macchina. Warhol, che è un assiduo utente Mac dal 1983, disegna sul momento utilizzando un programma grafico, e la Harry sponsorizza la potenza del sistema audio per l’impiego in ambito musicale. Il pubblico è entusiasta e la stampa ne parla per molti giorni. Quello che successe dopo ve lo racconterò un’altra volta.