Dunque, vi ricordate dove eravamo rimasti? Atari aveva creato il boom dei ideogiochi ed era morta nell’implosione di quel mercato. Ray Kassar era stato defenestrato e al suo posto era arrivato un venditore di fumo (nel vero senso della parola). I licenziamenti selvaggi iniziarono appena si insediò, nel 1983, e da un picco di 10.000 dipendenti nel dicembre 1982, si passò a soli 200 nel luglio del 1984. Mese quello, a parere di molti, caldissimo, anzi, per Atari fu un vero inferno. Fu il mese in cui Jack Tramiel, presidente dimissionario da Commodore, acquistò un’Atari in svendita totale da Warner Communications, offrendo il corrispettivo di una cambiale e una canzone suonata col banjo e cantata davanti al consiglio di amministrazione. Quello che si può dire sulla controversa figura di Tramiel si riassume in un post che Chris Crawford, programmatore di Eastern Front 1941, appese nella bacheca aziendale pochi mesi prima dell’arrivo di Re Jack. Rendendosi conto che Commodore era stata la causa principale di tutti i mali della divisione home computer, scrisse: «La buona notizia è che Jack Tramiel ha lasciato Commodore. La cattiva notizia è che sta venendo qui!». Non sapeva quanto aveva ragione. Due mesi dopo venne licenziato anche lui.
Ed eccolo lì, colui che si fa avanti per acquistare Atari nel 1984 è Jack Tramiel, ex presidente dei nemici giurati Commodore. Dimessosi dalla grande “C” in gennaio, acquista in saldo ATARI CORP. in luglio con l’intento dichiarato di farne una nuova Commodore.
Il buon Jack è un vero mastino degli affari e, soprattutto, ha una visione del mercato fortemente “computercentrica”. Per questo motivo tutti gli sforzi di Atari vengono diretti verso la riconquista del mercato home computer (l’unico mercato, per la verità, ancora vitale in quel momento ) a discapito di quello dei videogiochi e delle console.
Come prima mossa Re Jack carca inutilmente di recuparere l’affair AMIGA, il quale è stato gestito in modo estremamente superficiale dalla dirigenza Warner fino a poco prima del suo insediamento. Jack sa che la guerra degli home computer si combatterà su un campo a 16 bit e AMIGA è una pedina fondamentale per poterla vincere. Come seconda mossa rispedisce la nuova console 7800 in magazzino, a prendere polvere. Gli ingegneri Atari hanno partorito il 7800 a tempo di record, per riuscire a mettere velocemente una pezza a quel grande fallimento che era stato il SuperSystem 5200 nel 1982, e nel giro di 2 anni erano riusciti a tirar fuori un’ottima console, magari con il sonoro scarso ma sicuramente RETROCOMPATIBILE con i titoli per 2600, che avrebbe potuto tranquillamente rivaleggiare con i pochi concorrenti sopravvissuti al crash dell’anno prima. Tramiel, uomo pratico e commerciante nell’anima, si chiede a cosa possa servire lanciare una console simile in quel momento, nel 1984, quando il mercato che dovrebbe conquistare è virtualmente morto e tutto il mondo sembra cercare solo gli home computer.
Ovviamente le conseguenze di entrambe le mosse sono nefaste.
Come ampiamente trattato in un mio vecchio articolo qui sul blog, Atari perde la possibilità di mettere le mani sul progetto AMIGA a totale vantaggio di Commodore, e il mercato dei videogiochi e console viene magicamente rivitalizzato da Nintendo giusto l’anno dopo, quando irrompe sul mercato americano con il suo NES, nel 1985.
Vista la parata, ad Atari non rimane altro che ripiegare in fretta e furia sulla produzione della linea ST che, per carità, genera degli ottimi computer a prezzo più che abbordabile, ma che col tempo perdono il confronto con il loro avversario diretto e qualitativamente superiore: il Commodore AMIGA.
Mentre dal lato console e videogiochi, in mancanza di una console “fresca” da opporre al NES, per fare un po’ di cassa si rispolvera dai magazzini il ProSystem 7800, mettendolo in commercio nel 1986, già vecchio di due anni e per niente supportato dagli sviluppatori che ne intuirono la precoce dipartita.
E questo ci porta all’ennesimo WHAT IF. Cosa sarebbe successo se Atari fosse riuscita ad mettere le mani sul progetto Amiga? Le vendite di un Atari Amiga avrebbero capovolto le sorti di Atari e Commodore? E se il 7800 fosse stato messo in vendita nel 1984, quando era stato programmato? Atari avrebbe perlomeno provato a resistere allo strapotere Nintendo?
Queste sono solo chiacchiere da podcast e tutto il resto è noia.
Come detto prima, la linea ST esordisce nel 1985 con il modello 520, e lo fa più che bene superando nelle vendite Commodore Amiga che segue di lì a poco. I computer a 16 bit di casa Atari fanno particolarmente breccia nel cuore dei musicisti grazie al potente processore e l’interfaccia MIDI integrata, più varie features e programmi dedicati e appositamente sviluppati sulla piattaforma (tra cui, successivamente, CUBASE). In poco tempo gruppi e musicisti come Fleetwood Mac, Mike Oldfield, Jean-Michel Jarre, Fatboy Slim, e anche Madonna, vedono comparire questa nuova macchina negli studi di registrazione ed entra a far parte del loro equipaggiamento in pianta stabile. Anche i videogiochi non rimangono insensibili al fascino del nuovo protagonista, e la stragrande quantità dei titoli per le macchine a 16 bit viene sviluppata principalmente su Atari ST per poi essere convertita su Amiga, questo almeno fino al 1987, anno del sorpasso nelle vendite di Amiga, ma si dovette aspettare ancora fino al 1989 per poter definitivamente dire che la tendenza è accantonata.
Nel 1989, quando ormai la battaglia dei 16 bit contro Amiga sembra irrimediabilmente persa, Atari sfida testa a testa Nintendo sul mercato dei videogiochi portatili rilasciando il suo Lynx, un sistema a colori sviluppato da Epyx che paradossalmente utilizza la tecnologia dei chip MOS Technology appartenente a Commodore.
Pubblicato lo stesso anno del Game Boy, il Lynx è una bestia di macchina: potente, versatile, e con lo schermo a colori retroilluminato. Dove il Game Boy può mostrare solo degli sprites in scala di grigio su un piccolo schermo monocromatico, Lynx esibisce incredibili sprite in scala colori su un display LCD grande quasi il doppio di quello della concorrenza Nintendo. Tutto ciò che il Game Boy può fare, il Lynx lo può fare meglio. la Grafica? Neanche paragonabile; Atari sfoggia intensi giochi arcade in miniatura, mentre il Game Boy è corredato di parecchi giochi puzzling statici. Networking? Via cavo il Lynx può teoricamente collegare 16 sistemi.
Sulla carta dovrebbe essere una debacle per Nintendo ma invece non lo è. E allora cos’è che non ha funzionato?
Varie cose.
La prima fu sicuramente il riconoscimento del marchio e il fatto che Nintendo fosse in quel momento storico sinonimo di videogioco ( come lo era stato Atari 10 anni prima) con franchise di punta come Super Mario Bros., Donkey Kong e Tetris.
La seconda è la durata delle batterie. Lynx esige 6 pile stilo contro le 4 del Game Boy ma, soprattutto, consuma energia in maniera spropositata.
La terza e ultima fu l’ingombro. Fedeli alla vecchia linea di pensiero: «più grosso uguale più bello», gli ingegneri Atari preferiscono produrre una console portatile di notevole dimensione per privilegiarne la maneggevolezza a discapito della portabilità ( si dice che gran parte della scocca di Lynx fosse vuota). Nintendo fa esattamente l’opposto e vince la battaglia dei portatili.
In un ultimo tentativo di riconquistare lo splendore che le appartenne, nel 1993, Atari rilascia la sua nuova console gioco finale: Atari Jaguar. La Jaguar si presenta al mondo fregiandosi di essere la prima console a 64-bit di gran lunga più potente di qualsiasi altro sistema presente sul mercato. È, ovviamente, una scelta di marketing poiché a quel tempo, nella percezione popolare, la potenza di una console viene valutata dal numero di bit che il suo processore può gestire. In realtà Jaguar contiene un insieme di componenti che possono gestire da un minimo di 16 a un massimo di 64 bit. Non è quindi una macchina STRETTAMENTE a 64 bit ma piuttosto un ibrido tra i 32 e i 64.
Il Jaguar viene rilasciato in un mercato dove il Sega Mega-Drive e il Super Nintendo la fanno da padrone, ma ben presto arriva anche il Sega Saturn, la 3DO e infine la Sony PlayStation. I competitors si dimostrarono subito troppo aggressivi per essa, e vuoi anche a causa della sua ristretta libreria, Jaguar rimane al palo risultando di fatto il fallimento commerciale definitivo per la casa di Sunnyvale.
Comunque, nonostante il fallimento della lince e del giaguaro, Atari sta ancora finanziariamente bene sotto la guida Tramiel, ha incassato moltissimo da alcuni processi per violazione dei suoi copyright e, gira che ti rigira, le casse sono piene. Tuttavia Jack Tramiel, ormai vecchio e stanco di inseguire le imprevedibili evoluzioni del settore e dei nuovi sistemi all’orizzonte si è già ritirato lasciando la conduzione dell’azienda di famiglia al figlio Sam. Purtroppo, a causa di gravi problemi di salute di quest’ultimo viene richiamato in carica e nel giro di poco decide di vendere la società in un’operazione di fusione inversa con un produttore di dischi rigidi: JT Storage. È il 1996 e, teoricamente, nella nuova società risultante dalla fusione, Atari mette i soldi per permettere a JTS di produrre un innovativo Hard Disk che dovrebbe rivoluzionare il mercato. Praticamente invece, Atari viene divorata come un’ostrica da JTS, la quale, ironia delle ironie, dopo averle svuotato le casse non riusce neppure a produrre il fantomatico hard disk.
Dopo appena due anni, nel 1998, JTS rivende le spoglie morte di Atari sotto forma di proprietà intellettuali e marchio, dando inizio ad un passamano che la porterà le proprietà nelle mani di Infogrames, una holding francese che ne detiene tuttora la proprità e si è rinominata ATARI SA, ovvero, Atari Société Anonyme (società anonima).
Fonti: L’internet, SULLA CRESTA DEL BARATRO, il cervello di Emiliano Buttarelli.
St’ Emiliano Buttarelli deve avere una vita sociale veramente miserevole….
In realtà Emiliano Buttarelli è morto 7 anni fa a causa dell’esplosione di una sua console. Io conservo il suo cervello sotto formalina e mi ci collego in wi-fi quando voglio chiedergli qualcosa sulla vita, l’universo e tutto quanto.
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