Ospitalità irlandese: LA STORIA DI ATARI IRLANDA

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A questo giro facciamo le cose in grande, a questo giro si va in Irlanda.
Ma dimenticatevi i prati verdi, la Guinness, il whisky, l’arpa celtica e Bono degli U2. Questa è l’Irlanda di fine anni ’70, quest’Irlanda è un’altra cosa; è brulla, senza lavoro, con periferie degradate che danno i natali a orde di disoccupati, ma la gente, oh la gente… Incontrerete ceffi maneschi di poche parole con un carattere ruvido, ma che quando decidono di tirarsi su le maniche per fare bene qualcosa, beh, lì non ce n’è più per nessuno. Quest’Irlanda è cazzuta e non teme rivali. Quest’Irlanda si è innamorata di Atari e a me piace un sacco.
Come al solito sono seduto nel mio studiolo claustrofobico e fisso il microfono sospeso davanti a me. Fra poco è Natale e mi è venuta voglia di Atariteca. Cosa vi racconto? Il microfono incombe sull’asta. Lo guardo, lo osservo, lo studio, e alla fine giungo ad una degna conclusione: vi racconto di Atari in Irlanda!

Spesso, parlando con quelli che ne sanno a pacchi di cabinati arcade tipo il Vernimark, Il Boglia, Il Nati, salta fuori quella storia che il quartier generale di Atari qui in Europa fosse in Irlanda. Beh, sono voluto andare a fondo alla questione e ne è venuta fuori una storia interessante sul come noi europei fossimo riusciti a giocare con i bellissimi videogiochi arcade americani di Atari.
Di come Atari producesse i suoi cabinati in patria è cosa stranota ( e se non l’avete ancora saputa e solo questione di tempo prima che la leggiate da qualche parte ) ma il metodo che usava per distribuire i suoi cabinati fuori dagli USA, NEL MONDO, ecco, quella è una storia che viene raramente raccontata.
Da bravo brufoloso anniottantaro vi assicuro che all’epoca non mi ponevo il minimo dubbio su come io, utente medio, fossi riuscito a giocare a un videogioco che apparentemente arrivava dall’altra parte del mondo. Adesso, che ho i capelli bianchi e i brufoli quasi li rimpiango, ecco, ora mi chiedo come fosse realmente accaduto…

Il massiccio successo di Atari durante la fine degli anni ’70 presenta molte sfide, e una delle principali è la logistica.
Come poteva spedire tutti quei cabinati per soddisfare l’enorme domanda globale?
Trasportare delle strutture di più di 100 Kg composte da legno, vetro e metallo in giro per il mondo facendole partire da un singolo punto in USA comportava ( e comporta ancora ) un costo gigantesco! Aspettarsi che gli operatori europei di coin-op si sobbarcassero le spese di trasporto sarebbe stato un suicidio commerciale. Aggiungete a tutto questo il fatto che il sito di produzione principale nella Silicon Valley californiana sta già lavorando al massimo della sua capacità per soddisfare la domanda interna e diviene chiaro che Atari dovesse inventarsi per forza qualcosa per riuscire a non perdere il vantaggio in quella fase di espansione selvaggia del mercato mondiale.
Così, nel 1978, Atari comincia a prendere in esame diversi posti in Europa dove poter implementare la sua produzione e distribuzione di cabinati.
Una serie di differenti soluzioni viene considerata ma, per qualche bizarro motivo, una piccola cittadina chiamata TIPPERARY, in Irlanda, diviene velocemente la scelta più ovvia.
La domanda conseguente è: PERCHÈ? Perché proprio Tipperary?
Grazie per la domanda, fedeli ataritecari, vi rispondo subito: una nuova fabbrica era già stata costruita nella periferia della città e il governo irlandese ( nella forma del Ministero dello sviluppo Irlandese ) cerca veemente di attrarre investimenti esteri in quella zona, così corteggia con successo Atari con lucrosi sussidi, sovvenzioni e incentivi.
L’Irlanda, infatti, offriva una tassazione molto conveniente nei confronti degli investitori stranieri che avessero voluto impiantare degli stabilimenti produttivi sul territorio e, come membro della CEE ( adesso diventata UE) esportare i prodotti nel vecchio continente sarebbe stato molto più facile.

Atari affitta quindi l’edificio direttamente dal governo irlandese e vengono identificate due compagnie locali che potrebbero contribuire alla realizzazione del piano: Murray Kitchens, un affermato costruttore di cabinature in legno, oltretutto molto vicino alla fabbrica principale, sulla stessa strada, nella vicina cittadina di Ardfinnan.
E, ad appena un’ora di distanza in macchina, c’è anche Kromberg & Schubert, una compagnia produttrice di componenti elettronici stanziata nella città costiera di Waterford, la quale, nonostante sia solo un unico grande capannone costruito in bozze, può vantare in organico dei preparatissimi ingegneri tedeschi con esperienza consolidata nelle forniture all’industria automobilistica europea.

Entrambe le compagnie vengono messe sotto contratto per fornire materiale alla fabbrica di Tipperary e sulla carta sembra essere una soluzione brillante.Tutto quello che deve fare Atari è produrre le PCB in California e spedirle in Irlanda pronte per essere installate nei cabinati costruiti localmente.
Dall’altra parte dell’oceano, in California, la nuova fabbrica di PCB di Atari è gigantesca e la capacità produttiva può soddisfare tranquillamente la rinnovata richiesta, è solo una questione di aumentare la capacità della linea di produzione che sta già provvedendo al mercato USA.
Quindi, procurarsi il legno, il metallo e i componenti elettronici dai fornitori locali irlandesi ha  commercialmente senso e da enormi benefici a tutti gli attori in ballo.
Qualcuno sospetta che la soluzione di adottare i fornitori locali sia un’esplicita richiesta del governo irlandese e rientri nell’accordo originale dato che comporta l’aumento dei lavoratori residenti nelle zone circostanti e probabilmente è proprio così.
I funzionari irlandesi, da parte loro, sono molto solleciti nell’aiutare Atari, così l’accordo viene firmato e nel giro di pochi mesi la fabbrica comincia a produrre. È il 1978.

Ma non tutto è bello come sembra e c’è qualche problema anche in paradiso. Tanto per incominciare gli impiegati di Atari arrivano dagli Stati Uniti con vari strumenti per far partire l’attività, compreso un fax ( uno dei primi ad essere usato in territorio irlandese ) ma presto scoprirono che la rete telefonica di Tipperary non è capace di gestire le chiamate internazionali ( e non sorprende che questo dettaglio non sia mai venuto alla luce durante la contrattazione ).

Altri problemi vengono individuati nel processo di produzione dei cabinati. Alla Murray Kitchen hanno problemi a implementare i metodi dei nuovi proprietari americani. La trasformazione della compagnia di Ardfinnan da produttore di cabinature da cucina a produttore di cabinati arcade incontra serie  difficoltà. Infatti, nonostante la fabbrica sia grande più di 2500 metri quadrati riusce a produrre solo 25 cabinati al giorno mentre Atari se ne aspetta almeno 125. La cosa non va per niente bene.
Il vice presidente di Atari USA invia una task force per risolvere il problema. L’ingegnere James Riordan viene incaricato di guidare la spedizione ma quando arriva si ritrova ad affrontare gli irlandesi indispettiti e poco propensi a prendere lezioni da un americano.

Quando arrivai all’impianto, direttamente dall’aeroporto, fui accolto in una stanza piena di ingegneri che, ancora prima di presentarsi, mi chiesero sarcasticamente: « Che cosa ti fa pensare che tu possa fare questa cosa meglio di come la facciamo noi? » Io risposi: « Perché, signori miei, negli Stati Uniti io riesco a far produrre 500 cabinati al giorno e il boss ha detto che se non faccio funzionare questo posto posso tranquillamente trasformarlo in un campo da badminton, così mi aspetto che voi mi aiutate altrimenti posso già andare a comprare le racchette e salirò sul prossimo aereo per tornare a casa ». Cambiarono drasticamente atteggiamento

Così, nonostante quella tremenda partenza, il team costruisce delle nuove linee di produzione, un nuovo sistema di comunicazione interna e istruisce nuovamente il personale. Nel giro di 8 settimane Riordan risolve il problema e la fabbrica riesce a sfornare 151 cabinati al giorno pronti per essere distribuiti nel mercato europeo, ben oltre le più rosee aspettative. Lo staff adesso è motivato e lavorava duro, e tutto quel surplus porta nelle casse di Atari circa 1 milione di dollari in più rispetto a quanto previsto.
È un grande affare per Atari.

Per parecchi anni decine di migliaia di cabinati arcade vengono costruiti a Tipperary. I cabinati di Atari Irlanda viaggiano attraverso l’Europa in grandi container dal corriere Bell, e partono dal porto di Waterford, a sud della città.
Con così tanto in ballo, man mano che gli affari crescono, Atari invia in Irlanda alcuni dei suoi migliori uomini per supervisionare le operazioni, e nel tempo la produzione irlandese diventa una garanzia di qualità. Tanto affidabile da meritarsi la produzione di ogni singolo modello di cabinato che venga progettato in America.
Riassumendo: i cabinati vuoti vengono prodotti da Murray Kitchen e portati nella fabbrica principale a Tipperary dove vengono riempiti e rifiniti fino al loro completamento. Gli ex impiegati della struttura ricordano un container di PCB in arrivo dalla California ogni settimana, e nella spedizione c’è di tutto: prototipi di cabinati, parti di ricambio, attrezzi speciali, schemi e progetti, tutto inviato con l’intenzione di dare alla fabbrica irlandese la piena capacità di produrre qualsiasi cosa in qualsiasi modo.

Al suo apice, in Atari Irlanda più di 200 lavoratori irlandesi costruivano 2000 cabinati al mese pronti per essere spediti attraverso l’Europa e il mondo. Nella golden age fra il ’78 e la fine degli anni ’80, ogni grande titolo arcade di Atari viene costruito lì. Le operazioni continuano fino al 1984, anno in cui la richiesta globale dei cabinati diminuisce drasticamente. Quello che ne segue è un mosaico di passaggi di proprietà. Durante quell’anno, il produttore giapponese Namco, in cerca anche lui di un impianto simile per l’Europa, inizia una partnership quinquennale con Atari. Questo porta successo commerciale, stabilità e sicurezza economica alle maestranze locali. Nel 1990 la proprietà torna ad Atari nelle cui mani rimane fino a quando non viene venduta a Midway Games che la chiude e sigilla per un breve periodo. Namco dunque ricompra l’impianto e lo riattiva fino al 1998. Anno in cui la fabbrica viene definitivamente chiusa e gli ultimi 42 lavoratori rimasti vengono mandati a casa.
Non vi dico che l’evento è un duro colpo per l’economia locale, tanto duro che la cosa diviene oggetto di discussione del parlamento irlandese. Storicamente però, il legame che la città di Tiperary ha con Atari rimane comunque forte ancora oggi. Molte persone della zona hanno lavorato nella fabbrica che ha dato da vivere a molte famiglie. Per i collezionisti europei è un sito molto importante dato che i cabinati costruiti lì ancora circolano tutt’oggi. Non ci sono dubbi che l’impianto sia stato determinante per il successo di Atari durante la golden age dei videogiochi. L’edificio originale che ha ospitato così tanto cabinati è comunque sempre là anche oggi, è lì che aspetta che qualche nuovo imprenditore trovi un giusto motivo per investirci sopra.

FONTI:

Missile Commander, Tony Temple.


Simone Guidi

Uomo di mare, scribacchino, padre. Arrivo su un cargo battente bandiera liberiana e mi installo nella cultura pop anni 80/90. Atariano della prima ora, tutte le notti guardo le stelle e aspetto che arrivino gli UFO.

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