Il Datassette del Commodore 64 è diventato un mito.
Se sei abbastanza grande da ricordare il Commodore 64, allora sei abbastanza grande da ricordare la noia incessante dei lunghi caricamenti da cassetta e i floppy disk delle dimensioni di un vinile a 45 giri.
Si. Lo so. Sembra impossibile ma molto prima che a qualcuno importasse cosa fossero Apple, il Pentium, o addirittura l’elettricità, si usavano queste cose.
E quando negli anni ’80 un ragazzino ricevette in regalo un Commodore VIC-20 con Datassette ( gustandosi il meglio che gli anni ’80 avessero da offrire ), fece quello che molti altri ragazzini avrebbero fatto nel 1984: ruppe l’azimuth.
Quel ragazzino si chiamava Luca Cusani e non essendo ancora completamente esperto di computer, lo ruppe per ben due volte, tanto per confermare la sua determinazione nello sfasciare le cose, e così facendo si auto segregò all’uso di cartucce e listati basic per molti mesi.
Oggi si potrebbe essere anche inconsapevoli della gravità del problema, ma all’epoca era come avere una Ferrari e poterci andare in giro solo nelle vie del proprio quartire.
Luca Cusani ha vissuto tutto questo sulla propria pelle e a distanza di 32 anni si è ritrovato nuovamente fra le mani un Datassette. Cosa ha fatto, secondo voi?
Beh. Dopo un accurato studio e molta dedizione, ha effettivamente messo in piedi un culto religioso dedicato al Datassette, dimostrando una volta in più che tutto ciò che riguarda Commodore è un feticcio maledetto che non morirà mai.
Domattina alle 10.30, Luca sarà ospite in Atariteca. Preparate i Datassette e fate attenzione a regolare l’azimuth.