LEGO, retrogaming e creatività
La Lego, intesa come scena, è la risposta “sì” alla domanda “eravano dei ragazzini sempre fomentati in nome della creatività oppure eravamo un vero e proprio culto che con l’immaginazione applicata a dei mattoncini è riuscito ad elevare il divertimento fino a portarlo là dove non arriverà mai più?”.
È indubbio che LEGO, soprattutto nei decenni 80 e 90, sia stato un fenomeno culturale che ha coinvolto direttamente tantissime persone in giro per il mondo e poco più, in quegli anni la cultura pop girava intorno al cinema, ai personaggi televisivi, e LEGO, con i suoi set, è riuscita a scavalcare il proprio recinto e influenzare diverse generazioni proprio grazie alle contaminazioni con diversi media e tematiche.
Ed è qui che si inserisce Mauro Violato, il quale giustamente mi ha insegnato che non è necessario essere delle brave persone per diventare leggende, anche Charles Manson è una leggenda ma non direi proprio che sia stato una brava persona. Mauro Violato mi stava parlando di Lego, che se non è esattamente una leggenda sta prendendo una bella scorciatoia attraverso gli over 40 per arrivarci.
E Come si fa a parlarne? Come può uno che ha vissuto in prima persona l’esplosione dei videogiochi in forma di cabinato o cartuccia e che poi è finito a fare un podcast sul retrogaming a spiegarvelo? Come può?
Eccomi qua! – Ha detto Mauro, e io, giustamente, l’ho invitato!
Mauro Violato non se l’è fatto ripetere due volte. Ha preso l’indispensabile: una una bottiglia di Grog e un paio di bacchette. Poi è saltato a bordo della sua fregata, la Queen Anne’s Qualcosa, ed è salpato verso i lidi di Atariteca portando con se il suo incalcolabile tesoro di conoscenza sui Lego.
Cosa dite? Cosa c’entra tutta questa roba piratesca con i retrogames?
Corpo di mille palle di cannone con la barba! Ascoltate il podcast e lo scoprirete!
Simone Guidi
