LA STORIA DI LLAMASOFT Parte 1 tradotta in italiano

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La storia di Llamasoft

Ora, io non sono convinto che Jeff Minter sia il miglior programmatore di videogiochi di sempre, come d’altra parte non sono convinto che TEMPEST 4000 sia un videogioco migliore che ne so, dell’originale TEMPEST, o di TEMPEST 2000 su Atari Jaguar; principalmente perché uno degli elementi decisivi della bellezza di TEMPEST, ovvero il fattore WOW che implica l’esclamazione mentale « guarda che bello questo gioco della mia infanzia quando si stava meglio anche se si stava peggio », pesa molto nel mio processo di valutazione, ma sono anche consapevole che tutta questa baracconata del retrogaming con tutti i suoi vecchi protagonisti non abbia una grossa presa sul grande pubblico generalista, il quale continua a vedere i videogiochi oldschool ( e i loro aggiornamenti ) come una specie di “bignami” del panorama video ludico totale; un po’ come avere fra le mani un libro di un miliardo di pagine intitolato “I Videogiochi” e leggere solo il retro della copertina. Ecco. Il retro della copertina, per la stragrande maggioranza dei videogiocatori, è il retrogaming.
Sto dicendo che il target di qualsiasi cosa riguardi Jeff Minter è sicuramente una persona che abbia più di quarant’anni, con una certa cultura ed esperienza videoludico/informatica, e io che di anni ne ho quarantotto mi sento di rientrarci in pieno, il che mi lascia sempre addosso quella sensazione di essere un ospite dei videogiochi, uno che con l’età che ha dovrebbe lasciarli perdere (tantomeno quelli vecchi) e dedicarsi al fantacalcio, alle polemiche sterili su facebook, o all’esaltazione insulsa di giornalisti ignobili come Nicola Porro. Una roba così… Più ordinaria, banale, e soprattutto alla portata di tutti.
Non che io voglia dare lezioni a qualcuno, ma credo che con Jeff Minter, quando si parla di videogiochi, siamo in presenza di un essere umano che, per come la vedo io, è dalla parte dei buoni, e anche se di tempo ne è passato un bel po’, spacca ancora i culi.
Lo so. Ai giocatori di PlayStation o XboX non interessano certe cose. Sia che abbiano la mia età oppure sedici anni, in entrambi i casi vogliono la stessa cosa: la super grafica e i super botti, NON le super pugnette. Jeff Minter, invece, è un po’ da pugnette ma HA SENSO anche senza la super grafica; È GIUSTO anche senza i super botti; ed è uno degli ultimi sprazzi di umanità vera in un panorama dove regna la logica del profitto.
Per farvi un esempio: quando guardate lo spot di presentazione della nuova PS5 potete sentire distintamente il rumore dei meeting aziendali in cui un botto di tizi in giacca e cravatta hanno valutato e calcolato ogni singolo dettaglio dell’operazione, progettando le alte performance del prodotto smorzandone gli spigoli nella campagna di marketing fino ad ottenere la cosa più commerciabile possibile per il pubblico odierno. E infatti, nonostante sia una cosa tecnologicamente strabiliante, su tutta la Next Gen aleggia sempre un certo ché di mediocrità, di standardizzazione. Considerando che saranno macchine che la gente userà nel 90% dei casi per spararsi virtualmente addosso o picchiarsi, è un po’ come gettare la spugna.
Ciò non vuol dire che sia necessariamente tutto da buttare. Per essere un programmatore appartenente a quella generazione partita dalla propria camera da letto, Jeff Minter ha fatto ( e fa ancora ) miracoli, bisogna dargliene atto. Produce ancora videogiochi con un budget modesto e non fa assolutamente niente per farli assomigliare il più possibile ai best seller costati 50 volte di più. Sfrutta le risorse limitate per dare ai suoi videogiochi maggiore personalità, puntando sugli effetti sonori dei classici arcade, su personaggi ludici memorabili invece di rimediare la pagnotta con l’ennesimo sparatutto in prima persona. Jeff risparmia le risorse, risparmia su tutto. Risparmia anche sui vestiti, infatti è vestito allo stesso modo da quasi quarant’anni.

Jeff ‘Yak’ Minter and Ivan ‘Goat’ Zorzin photographed at their home and farm in Wales for Wired Italia. They run the independent games company, Llamasoft from their home.
Ivan Zorzin (left) and Jeff Minter (right) play a game in their studio/lounge at home surrounded by sheep, camels, computers and more.

Il fatto è che a me e a Vittorio Digilio ci è parso bello tradurre in italiano La Storia di Llamasoft, la Software House di Jeff Minter.
Ci abbiamo messo più di un anno ma alla fine ce l’abbiamo fatta. È stato un lavoro impegnativo e molto, molto duro, anche perché Jeff Minter scrive nello stesso modo in cui programma, e troppe volte c’è stato bisogno di interpretarlo più che di tradurlo ma alla fine è venuto un ottimo lavoro, qualitativamente superiore di un PARSEC rispetto alla grossolana traduzione di “The Rise And Fall Of Atari” che ebbi a fare 8 anni fa.
Naturalmente, “La storia di Llamasoft – Prima Parte” non è una lettura per chiunque. Se non avete alle spalle degli studi informatici o delle esperienze nelle golden age dei videogiochi non ne capirete il senso, non riderete alle battute, non troverete niente di divertente o appassionante in quello che leggerete.
Ne volete una copia? Come per la traduzione del libro su Atari, dovrete lasciare un commento qui sotto e io vi spedirò un mirabolante PDF.
Gli anni sono passati e sia io che Vittorio Digilio siamo abbastanza bravi con l’inglese. La qualità della traduzione non vi deluderà.
Speriamo che apprezziate il nostro sforzo e una volta ricevuta la traduzione, ci aspettiamo che perlomeno ci diciate “grazie”.
Che aspettate, allora? Fatevi sotto e leggete La Storia Di Llamasoft – Prima Parte.
Namasté


Simone Guidi

Uomo di mare, scribacchino, padre. Arrivo su un cargo battente bandiera liberiana e mi installo nella cultura pop anni 80/90. Atariano della prima ora, tutte le notti guardo le stelle e aspetto che arrivino gli UFO.

71 Replies to “LA STORIA DI LLAMASOFT Parte 1 tradotta in italiano”

  1. Piero

    Grande! Dato che soddisfo quasi tutti i requisiti, penso proprio di potermi avvicinare alla lettura di questo libro! Potrei averne una copia? Grazie in anticipo!

  2. Mergoni Luca

    Grande Jeff Minter ! Boh ma chi é ? Spero di capirlo leggendo la tua traduzione, se poi dici che é anche meglio di The rise and fall of Atari che mi piacque assai. Non vedo l’ora di leggerla, grazie mille anticipate.

    • Simone Guidi

      Ciao Luca, se vuoi te lo mando lo stesso ma se parti con questi presupposti ti dico già che non è il libro che fa per te. Lascia perdere. È una roba troppo per turbonerd/programmatori.

      • Luca Mergoni

        Ma no dai mi é piaciuto parecchio, pero’ il titolo mi sembra fuorviante, La storia di Lamasoft – Prima Parte e poi …? Uno penserebbe che ci sia pure una seconda parte , no ? Comunque grazie ancora per questa ennesima chicca.

        • Simone Guidi

          No, ma infatti dovrebbe esistere anche una Seconda Parte ma mi è parso di capire che era in vendita in forma cartacea. La prima parte è liberamente scaricabile dal sito di Llamasoft. Comunque, al momento Jeff è disinteressato alla cosa. Non c’è l’intenzione né la voglia di tradurla.

  3. Roberto

    Vorrei anch’io dei cammelli mutanti grazie! Ne approfitto per fare sentiti complimenti per questi post, li leggo sempre con grande sollazzo!

  4. Briganti Roberto

    Avendo anche io qualche annetto sulle spalle sarei molto curioso di leggere il vostro lavoro. Vi ringrazio molto per lo sforzo e continuate così 😉

  5. vik

    Ci abbiamo messo così tanto? Mi pareva di meno…è proprio vero che sto rimbambendo prima del tempo, oppure no?! 🙂 Grande Simo!!!

    • Simone Guidi

      Ciao Mitico Vik, in realtà avevo già cominciato a tradure da solo i primissimi capitoli nel febbraio/marzo/aprile 2019, poi avevo mollato. Dopo l’estate di quell’anno, credo in settembre, mi contattasti dicendo che eri disposto a darmi una mano e da lì abbiamo ripreso. la traduzione è terminata a gennaio/febbraio 2020 poi siamo rimasti ad aspettare la parola di Jeff 😉

      • vik

        Si è vero, non aveto tenuto conto di tutto il time-span.
        Jeff ce lo possiamo tranquillamente scordare secondo me, a meno che io non mi sbagli anche questa volta, come mi accadendo spesso ultimamente, ma, fortunatamente, con risultati che mi hanno invece portato vantaggi.
        Chissà magari anche questa volta è così.
        A presto grandissimo Simo 🙂

  6. Gian Luca

    Arrivo qui su imbeccata di Andrea Babich mentre era infoiato a giocare a Gyruss nella sala giochi segreta di Vernimark (canale Twitch Kenobisboch Production): grazie a loro ho imparato a conoscere geni come Minter e Matthew Smith quindi sarei super interessato a leggere la tua ultima fatica. Ti ingrazio!

    • Simone Guidi

      Spedito. Ora guardami fisso e non pensare a niente. Ascolta soltanto la mia voce: convinci il Babich, convinci il Babich, convinci il Babich, convinci il Babich, convinci il Babich.

  7. Z3k

    Una volta il gatto mi ha camminato sulla tastiera e ha creato la demo definitiva totale di trip-a-tron. Purtroppo non ne è rimasta traccia. Neppure del gatto.
    Questo mi potrebbe titolare, insieme ad un milione di grazie, a ricevere codesta meravigliosa traduzione?

  8. Marco Pizza

    Ciao Simone…
    Dopo la tua ultima intervista a “Jeffone” su Akka Arrh sono andato a recuperare li speciali monografici che non avevo mai ascoltato…a questo punto mi farebbe molto piacere leggere la tua traduzione della sua autobiografia…che personaggione, il Jeffone!

    Come sempre i tuoi sono grandi contenuti, Simone…complimenti! Ci sentiamo sul gruppo telegram dove sono spesso “silente” ma che controllo spesso…ciao!

  9. Luca Severi

    Ciao, sarei anche io molto interessato ad avere LA STORIA DI LLAMASOFT tradotta e “interpretata”.
    Complimenti ancora per tutto il tuo lavoro.

  10. Virgil

    Essendo anche io un programmatore nerd, non posso che ringraziarvi per aver tradotto l’autobiografia di Jeff Minter.

    Spero di poterla leggere presto… all’ombra dell’ombrellone.
    Grazie e buona estate!

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