Impossible Mission
Ahi Ahi Atariteca. Nel 2021 lo spionaggio non è più quello di una volta. Non è più un assemblato di gesti eclatanti ed eroi spericolati. Nessuno viene più rapito o assassinato come una volta. A nessuno interessa più costruire una bomba atomica come ai vecchi tempi.
Oggi il terrorismo è cyber, gli agenti sono dormienti e gli attentati si sventano prima ancora che qualcuno decida di organizzarli. YAWWWN! Che noia.
Le spie nel 2021 sono nerd hacker che fanno tutto tramite tastiera e Atariteca non poteva continuare a far finta di niente. Per questo motivo ho mandato un messaggio in codice al podcast di QUANTI GIGA ALLA PANCA nascondendolo dentro a un pacchetto di Fonzies. Era l’unico modo in cui essere certi che Massimo Belardi l’avrebbe raccolto.
In conseguenza di questo, oggi c’è da parlare di un videogioco datato 1984 e sfornato da quella che era considerata la “FERRARI” dei videogiochi in quel preciso momento storico: Mission Impossible di Epyx.
Sì, già lo sappiamo, io e Massimo siamo solo ingranaggi piccoli piccoli sullo scacchiere internazionale, ma nonostante tutto facciamo parte di un meccanismo infinitamente più grande popolato da agenzie segretissime, pezzi di puzzle, ascensori e robot assassini. Se ci troviamo ancora una volta qui a parlare di un vecchio videogioco per Commodore 64 è perché in questo mondo pazzo c’è pur sempre bisogno di uomini sul campo che decidano quando premere o non premere il grilletto. E quelli, modestamente, siamo noi.
Ecco perché, oltre a Epyx e Impossible Mission, c’è Massimo Belardi. Perché lui è l’uomo giusto al posto giusto. Perché lui è uno che, mediamente, quando c’è da risolvere un problema non esita a lanciare il suo podcast contro il tuo podcast.
Grazie per essere tornato qui in Atariteca, Massimo. La tua ironia, la tua sbruffonaggine innocua e divertita sono il simbolo di un eleganza forse decadente ma ancora affilata.