Il videogioco perduto dei SIGUE SIGUE SPUTNIK

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sigue sigue sputnik

Negli anni Ottanta sul panorama musicale internazionale succedevano cose terribili, e succedevano SPESSO e IN FRETTA. Ti svegliavi una mattina e ti ritrovavi in testa alla classifica gente come OFF, oppure un qualsiasi altro DJ strano di cui facevi fatica a pronunciare il nome.  Per un mesetto buono-buono non sentivi parlare altro che di lui mentre tutte le emittenti radiofoniche infilavano a forza il suo pezzo nella tua personale compilation/cassettina che ti facevi da solo per tenerla in macchina. Poi, di colpo, così come era arrivato, OFF era scomparso! Di colpo, da un giorno all’altro, come se non fosse mai esistito. Da un giorno all’altro OFF era OFF. Tipo Enrico Letta primo ministro. #OFFstaisereno
Allora succede che uno si ricorda di un gruppetto di quelli lì, di quelli usa e getta che nel decennio ’80 piazzarono un paio di hit con una sorta di suono techno inquinato dai chitarroni. Il cantante indossava una calza a rete a mo’ di maschera, e dal vivo andavano pochino e semmai in playback come se non ci fosse un domani.

Il nome della band era composto da tre parole con un evidente riferimento alla Russia.
Beh? Non vi viene in mente niente? Forse è anche meglio. Andiamo và.

Ché poi nella loro tamarraggine assurda e a distanza di quasi 36 anni, siamo sempre qui a ricordarceli questi “Sigue Sigue Sputnik”, no? Segno che alla fine non è che avessero tanto sbagliato ad affrontare il mondo della musica in “quel modo”. E in particolare “quel modo” significava l’estremizzazione del consumismo ma in forma iper-glamour.

Chiariamoci, io e i brufolosi dell’epoca ci ritrovammo davanti all’ennesimo progetto concepito a tavolino che cercava di sfruttare le tendenze più affermate, frullandole tutte insieme in una specie di cocktail rancido da bere tutto in un sorso per poi tirare il bicchiere contro il muro.
Se negli anni ’70 i “Sex Pistols” furono la grande truffa del rock’n’roll, negli anni ’80 i “Sigue Sigue Sputnik” furono la SECONDA grande truffa del rock’n’roll. Non furono quindi i primi a percorrere quella strada, e neanche furono gli ultimi perché dopo venne la TERZA, la QUARTA, la QUINTA truffa del rock’n’roll e alla via così, cominciando a contare dai MILLI VANILLI in poi.
Quello che si poteva dire con certezza era che i nostri ragazzi, con quel look post-atomico simil-punk (un compromesso fra MAD MAX, una boutique in via Montenapoleone, e Sukia), non miravano più ad urlare al mondo l’inevitabile tendenza al caos: “No Future! Fuck The World” ricordate? Bensì cercavano di fare cash dal caos. In fondo, se non si riesce a rivoluzionare la società, ci si può perlomeno diventare ricchi dentro, no?

Quindi, ecco. Non vi starò a dire chi erano i Sigue Sigue Sputnik: Una specie di negozio punkeggiante alla moda, un gruppo di scappati di casa con capelli assurdi, scarsissima destrezza musicale (forse Tony James e Neal X facevano solo finta di essere scarsi) e un contratto miliardario con la Emi che fece partire un’onda anomala d’interesse da parte dei mezzi d’informazione prima ancora che la band suonasse una sola nota o si esibisse veramente. Non vi starò neanche a dire da dove venissero, né perché si separarono e dove andarono a finire (e chi sono tuttora, visto che ogni tanto si concedono pure delle reunion).
Ci tengo piuttosto ad esaminare il FENOMENO dei Sigue Sigue Sputnik, le implicazioni, e il perché un cinquantenne stressato come me se ne ricordi ancora a distanza di così tanti anni.

Tanto per incominciare il loro nome: “Sigue Sigue Sputnik” che alcuni dicono significhi “Brucia, brucia satellite” in russo, ma altri sostengono che la parola sigue non esista propria nel vocabolario russo e se la siano inventata di sana pianta.
Bisogna infatti riconoscere qualcosa di geniale in questo gruppo di scassoni se già nel 1986 avevano preso lo slogan del Live-Aid  “Feed The World”(nutri il mondo) distorcendolo in “Fleece The World” (spolpa il mondo) e stampandolo sulle loro t-shirt lo vendevano ai brufolosi esagitati.
Nel loro album di debutto, “Flaunt it” (ostentalo), le pause tra una canzone e l’altra erano occupate da spot pubblicitari più o meno fittizi, ma che alcune delle case reclamizzate avevano pagato fior di paperdollari.
La stessa iconografia a cui facevano riferimento era quanto di più commerciale e alla moda si potesse avere in quel periodo, e lo si nota bene guardando i videoclip delle loro canzoni fotocopia nei quali non possono sfuggire i frequenti riferimenti a film futuristici, distopici, o post-apocalittici come “Arancia Meccanica”, “Terminator”, “Blade Runner” e la trilogia.

sigue sigue sputnikAnche la grafica nippo della copertina dell’album e dei vari poster pubblicitari non facevano altro che sollecitare l’attrattiva da parte dei turbo-nerd di mezzo mondo.

Insomma Ataritecari, i Sigue Sigue Sputnik erano una vera e propria macchina per fare soldi, però, ecco: solo quello, that’s all.

E cos’altro poteva essere una band che se ne andava in giro proclamando che la musica era secondaria al look? Cristo, questi avevano messo gli annunci pubblicitari tra le canzoni! Vi rendete conto? Dei veri geni se si considera questa soluzione ai giorno nostri. Voglio dire, era il 1986 e considerando che la maggior parte di noi cominciava ad abituarsi a fare zapping in TV e avanzare veloce sui VHS quando si affacciava uno spot, l’idea stessa di convincere qualcuno ad acquistare un album con dentro la pubblicità sembrava assurda, eppure loro riuscirono a farla diventare quasi una moda. Una cosa ganza da ostentare, FLAUNT IT appunto. A quel tempo i paninari milanesi ringraziarono sentitamente

Le sponsorizzazioni del gruppo abbracciavano varie tipologie di prodotto. Si partiva da L’Oréal per i cosmetici, si passava da emittenti televisive londinesi emergenti, fino a capitolare con l’abbigliamento sado-maso. Un occhio di riguardo veniva lasciato per i prodotti tecnolocigi dato che tecnologia/soldi/figa è sempre stato un trittico vincente giunto fino a giorni nostri incarnandosi in IRON MAN.
Le aziende videoludiche del momento si fecero avanti per apporre il loro marchio sul carrozzone e una delle prime, se non la primissima, fu giusto ATARI. La quale sponsorizzò apertamente la band, vestendola con le proprie t-shirt pubblicitarie e ottenendo anche un pezzo dedicato, il lentone romantico dall’esplicito titolo “Atari baby”, stranamente uno dei pochi pezzi ascoltabili di tutto l’album.

Per un soffio il mondo evitò di collidere con il videogioco ufficiale dei “Sigue Sigue Sputnik”. Visto che quello dedicato ai “Frankie Goes To Hollywood” prodotto dalla OCEAN aveva venduto più che dignitosamente e la critica lo aveva molto apprezzato, si pensò di ripetere lo stesso tipo di operazione.
Il prototipo del videogioco venne prodotto da un team capitanato dal programmatore Darren Melbourne (prima che fondasse la Paranoid Software) e composto da Tony Gibson, Mark Harrison, Tony Sellinger. Un annuncio in tal senso era presente proprio sul disco degli Sputnik, fra una traccia e l’altra. Non si sapeva però molto su come doveva essere questo gioco. Sarebbe dovuto arrivare, lo diceva un annuncio alla fine della traccia numero 6,  ma nessuno sapeva con precisione come, quando, e soprattutto da chi.

La prima traccia reale della sua esistenza si rivela sul numero 60 della rivista inglese “Computer and Video Games” tramite una magra colonna di testo che fornisce un’idea di ciò che doveva essere il videogioco. In realtà non è una vera e propria recenzione, anzi, pare più una supercazzola.
Uno dei redattori informa di aver ricevuto un’anonima busta contenente un floppy disk per C64. È il gioco ufficiale di Sigue Sigue Sputnik!
Un gioco ambientato nel 21° secolo in cui il giocatore impersona il bassista Tony James e si trova davanti a un gigantesco schermo video diviso in 4 quarti uguali. Nella parte superiore dello schermo si muovono degli aggressori che sparano e il compito di Tony è quello di sopravvivere.
Ogni livello ha quattro ondate di attacco e ogni ondata, tenetevi forte che cito la recensione, muove ben 400 sprite!(cazzata!) Non mancavano riferimenti a noti personaggi del mondo musicale del periodo tipo Madonna, Michael Jackson e Phil Collins, ed erano previste versioni per C64, Spectrum e Amstrad.
Da lì a poco, su un’altra rivista, “Commodore User”, apparirà un’immagine a colori della schermata di caricamento, che sembra essere stata realizzata da Mark Harrison, a causa delle iniziali MH che compaiono nell’angolo.

sigue sigue sputnik

In un intervista Darren Melbourne conferma che sia Tony Gibson che Mark Harrison erano i programmatori dietro al gioco, e che mostrarono una demo del videogioco a una varietà di grandi editori dell’epoca. La leggenda narra di un gruppo di giovani sviluppatori vestiti in modo elegante che si reca negli uffici di Domark e chiede £ 80.000 per finire il gioco, ma non ottiene altro che essere mandata a quel paese.
Sempre Melbourne conferma che, dopo i primi fallimentari colloqui, lo sviluppo non procede oltre e il progetto viene ufficialmente abbandonato alla fine del 1986/87 senza che a nessuno interessi più. Tony Gibson e Mark Harrison continuano a lavorare nell’ambiente e producono titoli come “Beat It!” e “Rainbow Warrior”, ma il gioco dei SSS è perduto nell’oblio.

Passano gli anni, e i siti GTW64 e C64.com, due siti dedicati alla preservazione del software per C64, ricevono molti vecchi dischi in dono proprio da Darren Melbourne ma purtroppo fra quel materiale non c’è nulla riguardi i SSS. Darren invia un’ultima serie di dischi nel dicembre 2015. Ed è proprio in quel mucchio di vecchi dischi, con o senza etichetta, che ne viene rinvenuto uno contenente un elenco di directory dal titolo “Media Wars”. Una volta carica il loro contenuto si presenta sullo schermo un segnapunti fiancheggiato dalla scritta lampeggiante “Sputnik”! È quella! È la famosa Demo dei SSS.

Nessuna traccia della schermata di caricamento/introduzione pubblicata su CVG e Commodore User. Chissà che fine ha fatto? Ma poi esisterà davvero?

Mark Harrison, che non parla più con Tony Gibson da anni a causa di una frizione durante la lavorazione di Rainbow Warrior, non ha ricordi nitidi del videogioco, ma ricorda vagamente che lui e Tony avevano messo insieme quella demo approssimativa e si erano diretti addirittura agli studi EMI per incontrare Tony James dei SSS per avere la sua benedizione. Purtroppo l’approvazione non arriva: Tony James voleva più sangue e violenza, e anche tante motoseghe! Così, viste tutte quelle avversità e visto che praticamente nessuno voleva sostenere lo sviluppo del gioco. Finì tutto lì.

Purtroppo Tony Gibson è morto diversi anni fa, quindi non potremmo mai conoscere tutti i dettagli dietro a questa storia ma… Nel 2018, da un’asta su ebay emerge una rara copia promozionale della demo inviata da Tony e Mark. Mark stesso conferma che quella è una copia originale e qualche speranza riaffiora. Sfortunatamente sembra che non sia stata ancora dumpata da nessuno, e magari potrebbe includere l’immagine di caricamento perduta, chissà?

Quindi, concludendo, la demo ritrovata è l’unica cosa sviluppata del videogioco? Si ritiene di sì. L’immagine introduttiva è stata forse qualcosa unicamente rilasciata alla stampa per sollevare polemiche a causa della testa mozzata? Sicuramente sì. È stata fatta per dare soddisfazione a Tony James e alla sua richiesta di altro sangue e violenza? Forse, ma anche sì.

“Flaunt it” fu un album prodotto dal titanico Giorgio Moroder che, a detta di molti, si lasciò andare a sperimentazioni audaci durante la sua lavorazione. Due anni dopo gli Sputnik tornarono con un nuovo album, “Dress for Excess”, stavolta prodotto dal trio plastico Stock, Aitken & Waterman, gli stessi produttori di numerose altre starlette pop del periodo ma tutta l’attenzione catalizzata con l’uscita del loro primo album era ormai scemata verso altre band e altri generi. I Sigue Sigue Sputnik rimarranno una delle numerose meteore che attraversarono il panorama musicale negli sfavillanti anni ’80 e forse è una fortuna che il loro videogioco non sia mai arrivato.
Adesso risalite sulla macchina del tempo e settate il ritorno al 2014. Occhio al flusso canalizzatore.

Fonti

https://www.gamesthatwerent.com/gtw64/sigue-sigue-sputnik/

https://www.internazionale.it/opinione/daniele-cassandro/2021/05/10/sigue-sigue-sputnik

https://www.musicglue.com/sigue-sigue-sputnik/history


Simone Guidi


6 Replies to “Il videogioco perduto dei SIGUE SIGUE SPUTNIK”

  1. Ste84

    Mamma mia non li conoscevo, terribili! Però il livello di anniottantudine è stellare, non c’è che dire :))

    Mi hanno riportato alla mente un altro gruppo di quegli anni che nell’86 piazzò un gran singolo spaccaclassifiche (una cover per giunta) e non fecero poi molto altro in verità. Me lo ricordo molto bene perchè mia mamma lo registrò per sbaglio prima di un film e io l’ho messo e rimesso fino a consumare il vhs quando ero ancora ben al di sotto del metro di altezza. Quel video mi fece capire già allora che sarei diventato un chitarrista (difatti imitavo le movenze dei musicisti davanti alla tv con una chitarra giocattolo per ore) e che avrei amato il rock per il resto dei miei giorni!

    https://www.youtube.com/watch?v=8gT1nsDPZ7g

  2. Simone Guidi

    Azz…Me la ricordo anch’io questa canzone. Al tempo fece i favilloni! In discoteca ( che al tempo ci si andava anche di domenica pomeriggio ) era un potente riempi-pista. Sì-sì. Fu veramente una gran cover, caricava coi chitarroni e trascinava i brufolosi nella mischia. Marò come mi sento vecchio adesso. Mi sembra ieri…

  3. Alessandra

    Se capissi qualcosa di musica ti i potrebbe pure stare a leggere, ma siccome di musica non capisci un cazzo, e men che meno di immagine e di tendenze delle varie epoche passate (probabile che tu sia un pischello che manco c’era negli anni 80), questo articolo merita di essere interroto nella lettura gia verso la metà testo.
    l’unica cosa che fa cagare qua è ciò che hai scritto.
    Vai a scuola, poi ne riparliamo.

    • Simone Guidi

      Grazie Alessandra, sono molto felice che la recensione ti sia piaciuta. Sei una persona gentilissima. Spero di farne un’altra altrettanto bella al più presto possibile. Tanti cari saluti.

    • Ilario

      Mia cara, dopo aver scritto 5 righe piene di errori e di parole volgari, ti permetti di dire a qualcuno di andare a scuola???? Io, fossi in te, prima di tutto cercherei di imparare un po di umiltà e di educazione (e magari anche un ripassino all’italiano) prima di andare a dire ad altri come comportarsi o cosa fare.

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