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HOWARD SCOTT WARSHAW – Intervista su ONCE UPON ATARI

Reading Time: 3 minutes

 

Vivere amando la vita. Vivere e desiderare che la vita sia bella. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i propri talenti.
Howard Scott Warshaw ha sempre desiderato queste cose, le ha sempre inseguite, e inseguendole ha vissuto una vita spericolata, audace, o come ama definirla lui “come essere sulle montagne russe”.
Se vi state chiedendo chi sia Howard Scott Warshaw ( spero vivamente di no, altrimenti chiedetevi anche perché state ascoltando questo podcast), sappiate che il suo nome risuona nell’ambito del mondo dei videogiochi come uno degli sviluppatori più visionari e controversi della sua epoca. La sua carriera è stata un viaggio emozionale ricco di sfide, successi e, talvolta, forse troppo spesso, profonde delusioni, e sentirlo parlare fa rivivere un arcobaleno di esperienze.
L’industria dei videogiochi, con la sua crescita esplosiva e le aspettative sempre crescenti, ha influito notevolmente sulle sue emozioni. Tuttavia, la sua resilienza e il suo spirito creativo hanno sempre continuato a brillare.
Attraverso il libro che Howard ha scritto, ONCE UPON ATARI, la sua narrazione avvincente getta una grossa luce su quella fase, ma offre anche uno spaccato profondo dell’anima di un uomo che ha vissuto l’epoca d’oro dei videogiochi con intensità e passione.

once upon atari

Il libro si apre con le sue prime esperienze in Atari, una fase entusiasmante in cui la creatività fioriva e le possibilità erano infinite. Warshaw ci trasporta con maestria attraverso gli uffici caotici, le scelte manageriali assurde, e i colleghi stravaganti che si trovavano in quel luogo dove idee rivoluzionarie prendevano forma e le amicizie si consolidavano. Le emozioni di quell’epoca emergono vivide nelle sue parole, trasmettendo la gioia e l’entusiasmo che accompagnavano ogni suo nuovo progetto.
La narrazione si fa poi più intima quando Warshaw affronta le sfide legate alla creazione del videogioco di “E.T.”.  Frustrazione, stress, pesanti aspettative, tutto si fonde nelle pagine di Once Upon Atari, andando dritto al cuore del lettore.
Il libro offre uno sguardo spietato sulle difficoltà finanziarie e il declino di Atari, eventi che hanno influito profondamente sulla vita di Warshaw. La sua narrativa sincera ci svela l’angoscia di dover dire addio a un capitolo importante della sua vita e il senso di perdita che ha accompagnato il crollo dell’azienda che anche lui stesso aveva contribuito a plasmare.

once upon atari
Once Upon Atari è, sostanzialmente, una storia di resilienza che parla direttamente all’anima dei lettori e Howard ci ha regalato uno spaccato irresistibile delle sue esperienze atariane in un’intervista rivelatrice. La chiacchierata è stata un vero e proprio viaggio nel tempo, che viaggio è stato!
Warshaw non è solo uno sviluppatore di giochi, ma un narratore appassionato che ci ha permesso di vivere il suo mondo attraverso le pagine del suo libro e, ora, attraverso questa intervista entusiasmante.
In conclusione, l’intervista con Howard Scott Warshaw è stata una celebrazione di emozioni, risate e un tuffo nella nostalgia videoludica. Un viaggio in compagnia di un uomo il cui spirito creativo continua a risplendere, e la cui umanità è intrinseca in ogni pixel del suo straordinario percorso videoludico.

once upon atari
HSW with Jerome Domurat

Un grazie enorme a Ivan Zorzi di Llamasoft che si è prestato come interprete per aiutarci a vivere questa esperienza. Invito anche voi a viverla con noi guardando l’intervista sul canale youtube dei Vintage People. Il link per raggiungerla, come al solito, è in descrizione.

Dopo il ciclone Warshaw, Atariteca adesso potrà riprendere il suo corso naturale. La prossima puntata arriverà presto.

Stay angry, stay foolish, stay tuned.

 

Di seguito le domande che abbiamo rivolto ad Howard Scott Warshaw:

Telefonata di Ray Kassar: 27 luglio 1982.
Giorno del ritrovamento di ET nello scavo: Sabato 26 aprile 2014

Data di pubblicazione di ONCE UPON ATARI: 4 dicembre 2020

    1. Che ruolo hanno svolto i (BMOB) Belive My Own Bullshits e Nobody Knows Anything nella caduta di Atari
    2. Dicembre 1982 – Le tue impressioni alla premiere londinese di E.T.
    3. L’emozione che hai provato quel giorno allo scavo di Alamogordo con Mike Mika ed Ernest Cline
    4. Domanda di Emiliano Buttarelli: Come sarebbe stato il  tuo E.T. “ideale” se non avessi avuto nessun limite di tempo per realizzarlo?
    5. Domande da Landro Camara: “Adoro le release ben riuscite.” : Due parole su Saboteur e come hai reagito quando hai scoperto che si sarebbe trasformato nel gioco dell’A-Team? Ti ricordi chi ha cambiato la grafica mettendoci Mr.T ? 
    6. La transizione culturale da Bushnell a Kassar
    7. Le tue impressioni dopo il tuo incontro con Jack Tramiel
    8. Due parole sul tuo bellissimo rapporto con Jerome Domurat e la tua complicità con Todd Frye ( a entrambi è dedicato il libro ).
    9. A che punto è lo stato dei lavori di YARS’ ACADEMY?
    10. Domanda di Emiliano Pulvirenti: Giochi ancora con il 2600? Quale è il tuo gioco preferito? Cosa pensi di questa “nuova Atari” e della comunità di appassionati che sopravvive ancora oggi?

Simone Guidi

Uomo di mare, scribacchino, padre. Arrivo su un cargo battente bandiera liberiana e mi installo nella cultura pop anni 80/90. Atariano della prima ora, tutte le notti guardo le stelle e aspetto che arrivino gli UFO.