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I, ROBOT: la recensione fra estetica, robot ribelli e lama

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i robot

 

Amici, amiche, ma soprattutto retrogamers, è uscito il nuovo gioco di Llamasoft. Era dal 2023 che non si vedeva un nuovo videogioco di Minter & Zorzin negli store on-line (era AKKA ARRH, ovviamente bellissimo)  e il fatto che le sue produzioni non siano onnipresenti un po’ spiace. Ma quantomeno l’attesa del piacere è il piacere dell’attesa e non si rischia che il mito venga inflazionato un po’ come è successo a Star Wars.
Insomma, dicevo, è uscito il nuovo videogioco di Llamasoft e in un mondo perfetto ce lo saremmo tutti comprato senza bisogno di saperne nulla, senza neanche stare lì a pensarci un attimo o avere un qualsiasi genere di scrupolo, noi tutti, mano nella mano, avremmo completato l’acquisto su Steam fischiettando allegramente un motivetto di cui non ricordiamo il nome e l’installazione sul nostro PC si sarebbe conclusa con un sorrisone da qui a là per poi, VIA! Eseguire il consueto giro in giostra lisergico che il buon Jeff non ci fa mai mancare. Nel mondo reale, invece, le droghe sono illegali e i giochi di Llamasoft sono giudicati controversi e qualche disonesto li appella anche con termini ominosi. C’è chi li definisce come dei puri esercizi di stile, chi una riminiscenza nostalgica, chi un azzardo sperimentale e chi un orgoglioso manifesto.
Ma sapete che c’è? Chi se ne frega! Se un videogioco è divertente, è divertente. Chi sono io per negarmi la soddisfazione di giocarlo?
Sigla!

 

Anche perché, da quello che vedo, i giochi di Jeff Minter sono facili da identificare. Sono semplici, veloci, coloratissimi, e questo I, Robot è una finestra aperta sul Minterverso.
È sperimentale solo per quelli che non hanno mai giocato a un gioco Llamasoft, che non ne hanno mai visto uno neanche di striscio dagli anni ’80 fino adesso. Niente contro queste persone, eh?! Ma insomma, un po’ sei vissuto fino a ieri dentro a una cava di marmo di Carrara se non sai a cosa vai incontro, no?
La cosa è semplice: Jeff Minter e Ivan Zorzin vivono in un mondo tutto loro così come i loro videogiochi parlano una lingua tutta loro ma che in fondo è sempre quella; la lingua di due autarchici della programmazione. Dei loro giochi, per dire, in questo I, Robot possiamo trovare tanto di Polybius, di Hover Bovver, di Goat Up! ma non mancano anche accenni ai classici da sala giochi come AMIDAR e PAC-MAN.
I giochi di Llamasoft sono talmente aderenti a sé stessi che pare brutto etichettarli come esercizi di stile. Quando uno dice “esercizio di stile” pare che voglia descriverti un qualcosa di poco fantasioso, di trito e ritrito, di vuoto, e invece i giochi Llamasoft sono tutto fuorché poco fantasiosi, triti e ritriti o aridi di spunti. I giochi Llamasoft sono sempre affollati di particolari, citazioni, rimandi. Sono, appunto, dei giochi densi di stimoli, soprattutto visivi ma anche concettuali.

Arte concettuale

 

Ma poi, alla fine, è proprio necessario classificare I, Robot? No. Come al solito è un gioco uscito dalla mente di Jeff Minter ed Ivan Zorzin in cui si prende un IP controverso e lo si rielabora riproponendolo con una veste diversa. Questo è tutto: venduto! Ecco i miei soldi, Jeff!

Soldi facili

 

I, Robot non racconta la stessa identica storia dell’originale ma quasi.
Unhappy Robot Interface 1984 è un piccolo robot (cornuto) che si ribella alla tirannia dell’occhio onniveggente del Grande Fratello.
Nel suo mondo, il Grande Fratello ha imposto la dura legge del “No Jumping”, ovvero, non si deve mai saltare quando lui è lì che ti guarda tutto rosso nell’iride, pena la terminazione istantanea tramite raggio della morte. La maggior parte dei livelli è costituita da labirinti piastrellati da un mosaico di tessere e devono essere cambiate di colore, ma il compito non è facile. I percorsi predefiniti spesso non lo rendono possibile e quindi, per procedere con la colorazione, occorre saltare da una sezione all’altra, ma lo si può fare solo quando il Grande Fratello non guarda.
L’obiettivo di ogni livello è quello di ricolorare tutti i percorsi evitando di essere brasati dallo sguardo del Grande Fratello e sparando a qualsiasi nemico vi si frapponga davanti, e una volta colorato tutto il colorabile, come nell’originale Atari, si passa a una “space Wave” sparatutto su rotaia in cui il nostro robot vola attraverso le dimensioni o un campo stellare ( opzione a scelta del giocatore ) e deve colpire i tetraedi che incontra lungo la strada. Colpirli tutti significa ottenere un bonus di punteggio prima di poter accedere al labirinto successivo.
Ma oltre all’aderenza alle logiche del gioco originale, i Llamas hanno aggiunto vari trucchi tutti da scoprire per ottenere più punteggio. Grafica trippy a parte, proprio queste caratteristiche nascoste sono il punto di forza in cui questo nuovo I, Robot si differenzia completamente dall’originale.
Per esempio, la colorazione consecutiva delle piastrelle aggiunge un moltiplicatore al punteggio fino a raggiungere un massimo di 300 punti per piastrella. Morire, ovvimente, ripristina il moltiplicatore a 1, ma il gioco è fatto per incoraggiare il giocatore a muoversi continuamente, pena, appunto, il ritorno del moltiplicatore a 1. E il segreto di I, Robot di Llamasoft è proprio quello: la prima volta lo giochi per capirne il funzionamento e rimanere semplicemente vivo; la seconda, già inizi a guardare i modi più efficaci per completare ogni livello; dalla terza in poi sei già lì a trovare il modo di ottenere il più alto punteggio possibile.
Per dire, quando il tuo moltiplicatore dei punti raggiunge i 300 punti, il robot irradia un’aura multicolore e diventa invulnerabile. Ciò significa che sei essenzialmente libero di scorrazzare per il livello senza preoccuparti dei nemici e del Grande Fratello stesso, ma questo status non è infinito, dovrai mantenerlo scontrandoti con i nemici ( un po’ stile Pac-Man, no? ). Mantenere l’invincibilità significa mantenere il moltiplicatore a 300 punti e questa è la chiave di gioco per completare il livello facilmente, esattamente come Pac-man quando mangia le pillole energetiche.

i robot

 

Ma se una buona parte del gioco si svolge saldamente radicata nel terreno dei labirinti ( definiamoli “Ground Waves), la rimanente parte si svolge in una sorta di tunnel che ti trasporta da un labirinto all’altro, che oltre a concedersi dei momenti di surrealismo grazie alle contorsioni cromatiche della Virtual Light Machine di Minter ormai arrivata alla versione 4.0 ( ma i regaz stanno già lavorando alla versione 4.5 ),  ci rimanda echi stroboscopici come solo in Polybius avevamo visto. Qui si deve sparare verso i tetraedi in arrivo cercando di non farsi colpire da qualsiasi cosa arrivi con loro. È di fatto una “Space Wave” perfetta per mantenere lo slancio e guadagnare altro punteggio, poiché distruggere tutti i tetraedi ci fa guadagnare 50.000 punti. Se non si riesce a farlo, semplicemente si guadagna una vita extra.

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Infine, ogni quattro o cinque livelli c’è una fase “Arena“. Di fatto sono spazi aperti in cui ci si può muovere senza nessuna tipo di limitazioni ma lo stesso faranno i nemici che tenteranno di raggiungerci da tutte le direzioni. Lo sparo è completamente automatico, quindi tutto ciò che si deve fare è muoversi sempre cercando di non essere distrutti e distruggendo il più possibile. In questa fase si può “trattenere il respiro“, ovvero, tenere premuto il tasto “A” del controller e rilasciarlo per far uscire un’ondata di proiettili di ampia portata. Colpire i nemici produce piccole esplosioni che colorano immediatamente le piastrelle circostanti, e quando si raggiunge una certa percentuale di colorazione, il livello è superato. Se ci pensate bene è una strana variante di QIX ma molto più spettacolare.

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CONCLUSIONI

I, Robot è un ottimo remake di un classico arcade inizialmente incompreso e successivamente recuperato. Con i suoi 55 livelli tesissimi è immediatamente giocabile dai fan Llamasoft e dell’originale, ma introduce nuove meccaniche di giochi sufficienti per farlo stare in piedi sulle proprie gambe e renderlo interessante anche a chi lo approcciasse senza saperne nulla.
È un gioco che urla Llamasoft da tutti i pixel, a partire dalla grafica trippy coloratissima passando dagli effetti sonori caratteristici già ascoltati nei titoli precedenti come Tempest 4000, AKKA ARRH, Polybius o direttamente la stalla dietro casa Minter.
Ogni livello è un piccolo puzzle arcade, dove bisogna capire come muoversi al meglio e come i nemici si muoveranno per far sì che quel meglio ci permetta di colorare tutti i percorsi.

In perfetto stile Llamasoft si può completare la run fino al livello 55 in un’unica soluzione o riprendendo sempre dall’ultimo livello raggiunto. Se lo si approccia completamente vergini riguardo al suo pregresso e quello dei suoi sviluppatori, inizialmente può sembrare un gioco strano, ma coinvolge senza sforzo ed è sempre più gratificante partita dopo partita.
Se non si gradisse l’estetica psichedelica, nei settaggi generali è possibile sostituirla con un semplice campo stellare, e una volta che si fa i conti con ciò che ogni livello offre, I, Robot si rivela tanto coinvolgente da garantire ore di gameplay alla scoperta di nuovi modi per progredire e aumentare il proprio punteggio.
Senza tanti fronzoli, è un videogioco che ti fa impugnare il controller con un bel sorrisone stampato in faccia.
È disponibile in download digitale su Steam, Nintendo Shop, Xbox e Playstation Store a 14,99€, e proprio per super completezza vi dico che c’è anche una versione PSVR2 su PlayStation 5 ( e lì non avete veramente scuse per non provarlo ).


Simone Guidi

Uomo di mare, scribacchino, padre. Arrivo su un cargo battente bandiera liberiana e mi installo nella cultura pop anni 80/90. Atariano della prima ora, tutte le notti guardo le stelle e aspetto che arrivino gli UFO.